21/12/07

Il Natale che vorremmo...


Il Natale che vorremmo è un Natale senza guerre, senza urla, senza lamenti, senza volgarità, senza arroganza, senza prepotenza, senza superbia, senza disprezzo. Impensabile forse, ma ognuno di noi, credo, nel suo piccolo può fare qualcosa. A cominciare dai regali: basta con questa orgia consumistica che ti manda letteralmente fuori di testa e sotto in banca. Basta con l'ipocrisia del "volersi bene ad ogni costo", basta con questi auguri mandati via sms: se vuoi realmente augurare qualcosa di bello a qualcuno lo fai guardandolo negli occhi, prendendogli le mani, o - se è troppo lontano - chiamandolo e parlandoci. Basta con questi cenoni e pranzi luculliani di cui tutti poi si lamentano. Pensiamo a chi è meno fortunato di noi, a chi sta negli ospedali, a chi è costretto a dormire per strada, a chi non ha una famiglia, a chi non ha neanche un amico. Pensiamo a chi non sa come arrivare a domani e doniamo noi quel che possiamo: può essere un gesto, una maglia che mon mettiamo più o anche una coperta che ci avanza. O un semplice gesto, un sorriso, una moneta. A noi non costa nulla, a chi ci sta di fronte può anche salvare la vita.
Il Natale che vorremmo è soprattutto un Natale caldo, sereno, limpido, luminoso, gioioso...

19/12/07

Giorgia e il suo nuovo cd




Giorgia Stonata?

Ci sono voluti due anni per mettere insieme il nuovo album di Giorgia, Stonata. Un disco bello, forte e intenso che vede alcune presenze prestigiose: quella di Grillo, quella di Pino Daniele, ma soprattutto quella di Mina con cui Giorgia duetta in Poche parole e che segna - finalmente - l'ideale passaggio di consegne tra la più grande voce italiana del passato (Mina appunto) e quella del presente (Giorgia).
Che disco è questo Stonata?
Un disco che non finiva, mai, un lavoro lungo e impegnativo, costoso, faticoso, una specie di seduta di autoterapia. E' stato veramente un lavoro molto faticoso però bello, sono contenta perché ce l'ho messa veramente tutta, a livello di impegno, di ispirazione, di volontà. Poi per me è un disco importante perché è sempre un altro inizio, però è una fase anche delicata, importante anche a livello di mia esperienza.
Delicato perché?
Perché è un periodo intenso, di cose che accadono all'esterno, intenso dal punto di vista familiare, perché mentre facevo il disco sono morti degli zii, sono nati bambini a delle mie amiche carissime, e poi anche io sono in un afase di grandi cambiamenti. Credo che sia una cosa ciclica, ci sono cose che cambiano e che si riflettono anche interiormente. Io poi purtroppo perdo sempre un sacco di tempo su quello che accada dentro di me. Purtroppo perché a volte mi rendo conto che è anche troppo.
Canzoni che sottolineano ancora una volta che tu sei una persona che non si tira mai indietro, e che non si nasconde quando c'è da dire qualcosa...
Forse questa volta ho cercato di vincere anche quella parte di paura e di pudore che uno ha quando scrive. ho scritto la maggior parte di questi brani lavorando in una stanza insonorizzata che ho a casa, piccolissima, dove l'introspezione era obbligatoria, anche come ambiente, cercando di tirare fuori quello che uno ha. Ma prima lo devi trovare. Ho lavorato molto per eliminare quella paura e quel pudore di dire certe cose per fare un disco che a prescindere da quello che sarà il successo, rispecchia un momento preciso della mia vita, come sono dentro e fuori.
Che rapporto hai con la morte?
Il rapporto con la morte è cambiato molto negli ultimi anni, da quando è morto Alex Baroni. E' stata un'esperienza violenta, davvero devastante però mi ha permesso di fare un viaggio nel dolore che ti apre a volte delle porte. Quindi oggi sono più propensa a vedere la morte come un passaggio, un passaggio di un'anima che va da un'altra parte, poi chissà dove. La morte potrebbe essere anche una nascita, però comporta una dose di dolore, di sofferenza, di ingiustizia che ancra, tutt'ora continua a non avere spiegazione. Adesso mi concedo anche di sentire che un'anima va oltre e che anche se non la vedo, c'è. Se mi baso sul sentire. Se mi baso invece sul pensare, questo non aiuta.
E con la nascita?
Adesso che ho visto queste amiche che hanno partorito, ho pianto a dirotto. Questo perché, come ti dicevo prima, le cose stanno cambiando per me, anche esteriormente e vorrei che ne cambiassero molte altrem quelle giuste per tutti, e questo invece non lo vedo. La nascita è un'occasione che ci diamo tutti, perché comunque i bambini che nascono sono nuove possibilità di migliorarci come specie perché facciamo veramente pena come specie vivente noi umani.
Hai già pensato alla maternità, a fare un figlio?
Sì, due anni fa ci pensavo già in un altro modo, aspettavo che arrivasse quella cosa naturale che ti fa pensare che sa la persona giusta, però sono convinta che quando un bambino deve arrivare, arriva e basta. Non credo tanto che sia un desiderio, è una cosa talmente tanto naturale e miracolosa al tempo stesso che mi fa molta paura, questo sì. La cosa che ho realizzato è che ho una gran paura di non essere all'altezza.
In Libera la mente, seguito ideale di Vivi davvero dici che Bisogna ricominciare ad essere persone senza far finta che vada tutto bene...
La tendenza a fare finta che vada tutto bene è velenosa, è come nutrire l'ignoranza. Noi dovremmo ricominciare dalla base, dal diritto alla vita, alla libertò, al lavoro, solo che non abbiamo spunti di educazione a questo, proprio perché c'è qusta tendenza a dire ma sì, va tutto bene...
A proposito di politica, come vedi il Partito Democratico?
io ho sviluppato una strana cosa, che credo sia anche generazionale, sono talmente delusa di quello che è successo fino adesso, che sono in attesa, guardo e spero che veramente qualcuno faccia qualcosa e se questo qualcuno è Veltroni, ben venga. Bisognerebbe cambiare l'attitudine alla politica e al dialogo: non è questione di argomenti. Però ho paura che anche chi arriva lì limpido e trasparente con le migliori intenzioni, poi viene fagocitato dalla politica e quindi deve sottostare al gioco e quindi poi tante cose non si possono fare. Fino a che non cambia l'attitudine... anche interpersonale.
Ma un personaggio come Beppe Grillo (che hai anche messo nel disco) in questo momento è più utile o più dannoso alla politica italiana?
La politica italiana è già dannosa a se stessa, quindi credo che qualunque tentativo di risveglio proprio per recuperare le regole base dell'essere persone, vada bene. Qua se ci facciamo caso nessuno più si espone, tutti (e mi ci metto anche io) abbiamo paura di perdere quello che abbiamo. Visto come stanno andando le cose, e vanno male, nessuno vuole mollare quel poco, o quel tanto che ha. Quindi nessuno si espone veramente per nessuno, si pensa a sopravvivere ormai. Quindi qualunque reazione avvenga nella libertà di esrpressione delle persone. Perché dire allo Stato non mi sta bene come mi governi è un diritto che uno ha. Poi ognuno lo fa con i mezzi che ha. Secondo me va bene che qualcuno dico sono diverso, perché poi non sono neanche poche quelle persone. Ci vuole un po' di casino...
Altro argomento che ti sta a cuore è l'ecologia...
Sì ma se ne parla troppo poco e male. Ora questa cosa del nucleare è agghiacciante: risolvere i problemi di un pianeta che sta andado in rovina con il nucleare è folle, è una battuta? e poi l'Unione Europea vuole far passare gli OGM, i cibi modificati geneticamente, ma stiamo scherzando? E la cosa più assurda è che la legge passa automaticamente se non votano no. Qua è un'incoscienza assurda per proteggere gli interessi di chi ha i soldi.
In un altro brano, Vieni fuori, dici che la gente vive dietro un vetro con il bisogno di stare al sicuro, ma tu la inviti ad uscire invece e a farsi sentire...
Sì, dall'11 settembre in poi è stato un susseguirsi di notizie bruttissime, guerre su guerre, non si ferma più questa cosa ed è normale che uno si difenda perché ognuno ha i suoi problemi: c'è la gente che non arriva a fine mese, chi ha una malattia, ognuno tende a farsi la sua vita cercando di proteggersi però poi questo fa sì che le cose vadano come parer a qualcun altro.
C'è una tua rivalutazione della personalità del singolo, come caratteristica specifica di una persona...
Assolutamente sì, bisognerebbe dedicarsi alla propria personalità cercando di distinguere l'esperienza, il condizionamento che deriva dall'esperienza che ognuno fa nella propria vita, distinguere questo appunto da quello che poi la
persona è intimamente e veramente e cercare un modo di agire. Bisogna però dedicarsi a se stessi, al recupero a sentirsi come persona e come esistenza perché poi l'esistenza è la cosa più preziosa che abbiamo, quella che nessuno ti può levare. A prescindere da quello che vogliono gli altri da te o da quello che dovresti essere.
Quanto sono ossessionati i ragazzi di oggi da questa ricerca del successo ad ogni costo?
Molto perché c'è un martellamento continuo su questo che noi non avevamo perché avevamo meno tv, vedevamo e sentivamo meno cose e quelle che vedevamo e sentivamo erano ancora fuori dal controllo della comunicazione adesso tende ad essere tutto molto simile, tutto si somiglia e quindi bisogna appartenere a quella elite, per cui essere belli, essere all'altezza. Quando ero piccola ia le ragazzine volevano fare le infermiere, oggi accendo no la tv è tutto un lustrino, una pseudo-felicità ed è chiaro che le ragazzine ambiscano a quello. Solo a quello, non c'è nient'altro, è tutto uguale. Ancehs e poi gli adolescenti sono in gamba perché cominciano a scegliere delle cose, più di quanto facessimo noi. L'aspetto positivo di internet è che tu puoi scegliere. C'è talmente tanta comunicazione selvaggia che tu puoi andare a vedere tutto e decidere cosa prendere quelle che veramente ti piaccioni, no che le ricevi e basta.
Questo vale anche per la musica, myspace è la nuova frontiera della discografia: i ragazzi scelgono su internet la musica che vogliono loro, la vanno a cercare loro.
Sì internet è favoloso ma andrebbe organizzato meglio, dovrebbe esserci più protezione per la gente che ci lavora con la musica, l'arrangiatore, il produttore, l'autore, la crisi della discografia è evidente, le case discografiche stanno chiudendo e se loro avessero insistito di più, se ci fosse stato più interesse (cosa che non c'è) da parte del governo, cioè ci vorrebbe più tutela per la gente che lavora. Basterebbe poco, tipo vuoi scaricare due miliardi di cose dalla rete? Bene dammi - che ne so - due euro sulla bolletta. Però il canale è fantastico, perché è un canale dove tu puoi lavorare a prescindere dalle case discografiche. E puoi anche andare a sentirti la radio araba piuttosto che quella americana e fare le tue considerazioni sulla musica. Però la diffusione in internet dovrebbe avere la stessa importanza che ha un rapporto di vendite in un negozio. E' ancora tutto ad fare, insomma.
Il dolore aiuta a scrivere?
Sì, purtroppo sì. Dipende sempre da come lo vivi, se ci passi attraverso avrai sicuramente delle cose da restituire dopo, tutte le cose che in qualche modo ti cambiano ti portano a un'espressione maggiore.
Nel tuo blog parli molto di violenza: quella fisica viene amplificata dalle parole o viceversa?
E' una violenza di base, nel doversi difendere continuamente, nel nascondersi, una delle conseguenze del modo in cui viviamo è che poi fa qualche parte esca la repressione, l'insoddisfazione e quindi la violenza diventa come un filtro da cui passano le cose. Puoi essere violeno mentre guidi o mentre parli, non necessariamente solo se prendi un fucile e spari a qualcuno. La cosa peggiore è che non ci accorgiamo più che certi modi di fare che abbiamo sono violenti.
Come sei riuscita a trascinare Mina in un duetto con te?
Ancora non ci credo! E' stato fantastico, è stata una situazione che si è andata ad incastrarsi magicamente alla fine del disco. Mio padre circa un anno fa mi ha detto ma perché non provi a chiamare Massimiliano Pani, il figlio di Mna, prova a proporgli qualcosa, a scrivergli e io gli ho subito detto ma che stai a di' ma che quella sta a pensa a me? Poi mi sono detta, proviamo, semmai lascio un saluto e invece Massimiliano mi ha detto se ti va mandaci qualcosa. Quindi ho sentito che c'era comunque una certa apertura. Ho mandato delle cose ma lei stava preparando il disco in spagnolo, non ci siamo sentiti per un po' di tempo, fino a che un giorno il figlio mi ha chiamato e mi ha detto a lei questa canzone piace e la vuole cantare. A me m'è preso un colpo, ma veramente. Ho finito le ultime cose del mio arrangiamento e gliel'ho mandata e loro hanno aggiunto delle cose dicendomi vedi se ti piace. E' stata una cosa fichissima. E quando è arrivata, l'ultimo giorno di studio, mi è preso un colpo. Ancora ti giuro non ci credo. Per i primi giorni infatti non l'ho detto a nessuno.
Questa cosa tu la vivi ancora da fan, quasi?
Sì, guarda quando arriva la parte sua io ancora mi devo sedere, perché non mi sembra ancora reale. Erano anni che non provavo una felicità così.
Per anni ti hanno considerata l'erede di Mina e ora che hai realizzato questo duetto?
Ma io ho sempre risposto che di Mina ce n'è una sola. Da parte sua è stata una cosa fichissima aver fatto questa cosa con me, c'è stata un'intesa musicale, da tutte e due le parti e si è sentito. Quindi la vivo come una cosa, una figata di musica, un sogno che si è realizzato. Anche il fatto che abbia scelto questo canzone, mi ha fatto un regalo enorme.

12/12/07

diritto allo sciopero e ricatto

Quando lo sciopero diventa un ricatto, un atto di forza e di violenza allora non è più un diritto. Abbiamo assistito alla vergognosa protesta dei tassisti che hanno bloccato Roma (una delle città più belle, più importanti e più visitate del mondo)per due giorni. Nelle città più belle, più importanti e più visitate del mondo, i taxi sono un servizio pubblico alla portata della gente normale. Qui da noi sono un lusso, una maledizione: quando ti servono non li trovi, se piove puoi stare anche un'ora ad aspettarli, se vai a una stazione taxi rischi di fare la bella statuina in attesa che arrivi qualcuno (che magari sta al bar a prendere il caffè). Tutti ai loro comodi: un bel servizio pubblico davvero. Col risultato che adesso i tassisti (almeno quelli di Roma) sono ancora più odiati di prima dalla gente normale.
Adesso è il turno degli autotrasportatori: la trattativa è in corso (così almeno dichiara il primo ministro Prodi al tg di SKY) e loro cosa fanno? Una mattina si alzano e decidono di fermarsi sulle autostrade e di non consegnare più nulla. Complimenti, esercitano davvero bene il diritto di sciopero: mettendo in ginocchio una nazione che ha un'economia al limite del collasso, gettando nella merda milioni di persone che si ritrovano non solo a dover fare file da gironi danteschi ai distributori di benzina (forse il problema minore anche se il più vistoso), ma soprattutto a fare i conti con difficoltà inimmaginabili per chi non ha mai vissuto (per sua fortuna) la guerra. Non manca soltanto il caviale o lo champagne (cose di cui possiamo fare anche a meno) manca il latte (per i neonati e per i bambini più piccoli), mancano il pane, le verdure e la frutta (considerate le possibilità economiche di moltissimi italiani le cose che si vendono di più in questo periodo), mancano soprattutto i farmaci. Lo sanno questi "stoici difensori dei loro diritti" che c'è gente che vive (non per sua scelta) solo grazie alla somministrazione di alcune medicine? Lo sanno che i bambini hanno bisogno di un'alimentazione regolare e d equilibrata? Lo sanno che esiste (o dovrebbe esistere) una coscienza che dovrebbe ispirare buon senso e che dovrebbe aiutare a capire che a volte il bene comune è più importante di quello del singolo? Probabilmente no, anche perché se lo sapessero non andrebbero in tv a dire che con la loro protesta (che dicono andrà avanti ad oltranza) non pensavano di creare tante difficoltà agli italiani... Ma riusciranno anche a pensare o è un'operazione troppo complicata per loro?

04/12/07

Gianrico Carofiglio e l'arte del dubbio

Questa sera alle 23,00 Gianrico Carofiglio sarà mio ospite nella trasmissione Futura (Radio Città Futura 97.700). Parleremo del suo ultimo libro ("L'arte del dubbio", Sellerio), del film tratto dal suo romanzo "Il passato è una terra straniera" (diretto da Daniele Vicari e interpretato da Elio Germano) ma soprattutto parleremo di rock'n'roll.
Se siete interessati potete sintonizzarvi o collegarvi al sito www.radiocittafutura.it, altrimenti ne potrete leggere su queste pagine

30/11/07

Certe notti... (2)


...Altre notti, certe, capisci che ci sono cose che non ti abbandoneranno mai: la voglia di farti 1200 kilometri in due giorni, di lasciare tutto e di andare a sentire un concerto. E lo fai non solo per il rock and roll ma soprattutto perché c'è un uomo che a 58 anni è ancora in grado di travolgerti con la sua energia e con la sua carica vitale. E quando sei lì ti accorgi che non sei mai sola, che non lo sarai mai, perché accanto hai i tuoi amici di sempre, quelli che ci sono e ci saranno in qualunque momento; che c'è chi lascia l'ufficio alle otto meno venti senza nemmeno poter ripassare da casa a cambiarsi e sta tutto il tempo in giacca e cravatta ad ascoltare e poi scatenarsi in nome del rock'n'roll; che c'è chi continua a seguirlo in giro per il mondo e per l'Europa perché sa che ogni sera è diversa da quella precedente e da quella che seguirà; che c'è chi lascia a casa il personaggio che gli è stato imposto da qualcun altro e libera la sua voglia di ballare e di cantare. E capisci allora di far parte di una comunità ampissima e straordinaria in cui tutti - ognuno con le sue diversità - sono uguali: tutti disposti a mollare tutto per correre da quest'uomo che più e meglio di ogni altro conosce le tue emozioni più profonde e più recondite, anche se non ti ha mai visto nemmeno in cartolina. E tu lì fai il pieno di energia, di forza, di stimoli per arrivare al suo prossimo concerto: possono passare giorni, settimane, mesi o anni, ma sai che tornerà e tu sarai di nuovo lì, sotto al palco o in tribuna, coi tuoi amici di sempre, a cantare, ballare, ridere, piangere, sorridere, emozionarti, vivere. E sarai lì perché anche tu - come chi ti sta di fronte e accanto - sei nato per correre.

Setlist:

Radio Nowhere
(Un attacco fulminante)
The Ties That Bind
(Primo colpo allo stomaco: erano anni che non la sentivamo dal vivo in Italia)
Lonesome Day
(Tutti lì a cantare)
Gypsy Biker
(Prime emozioni forti dal nuovo album)
Magic
(Prima intro in italiano: la realtà di oggi è un'illusione, è fatta di trucchi e di bugie)
Reason to Believe
(Esplosione della gente: alla fine di ogni giornata guadagnata duamente la gente trova un motivo per credere in qualcosa)
Adam Raised a Cain
(Un urlo mostruoso)
She's the One
(Altro urlo da brividi)
Livin' in the Future
(Pezzo interlocutorio)
The Promised Land
(Wowwwww, brividi fortissimi)
I'll Work For Your Love
(Ci rilassaimo con un po' di dolcezza)
Incident on 57th Street
(Incredibile!!! Una delle sue canzoni più belle e intense di sempre, un film raccontato attraverso la musica)
The E Street Shuffle
(E chi mai l'aveva sentita dal vivo? Una scarica di adrenalina purissima e intensissima)
Devil's Arcade
(Un altro gioiello cupo e inquietante dal nuovo album)
The Rising
(Tutti in piedi, è The Rising!)
Last to Die
(Commovente, la mia preferita del nuovo album)
Long Walk Home
(Ancora relax, e grandi passaggi)
Badlands
(Un urlo costante, continuo, un boato fortissimo e da stare male: pazzesca!)
* * *
Girls in Their Summer Clothes
(Prima del gran finale un brano leggero)
Tenth Avenue Freeze-out
(Aaaaahhhhhh... tutti in piedi a cantare)
Thunder Road
(Emozione intensissima: la summa di tutte le sue canzoni, di tutta la sua musica, di tutta la sua poetica è in questo pezzo)
Born to Run
(Cos'altro dire? Ogni volta è impressionante: un rito liberatorio collettivo, vissuto al massimo da tutti)
Dancing in the Dark
(L'apoteosi: anche cho è venuto al concerto con le stampelle si alza in piedi e accenna a ballare. Tutti a cantare, urlare, gioire e godere come non si faceva da tempo. Una scelta assolutamente perfetta)
American Land
(E' il suo finale, un pezzo che più per la musica, ricorderemo per il testo)

Luci accese, scale piene, fuori la pioggia ma noi felici e rigenerati affrontiamo la notte milanese alla ricerca di un posto dove mangiare. Strade vuote, atmosfera cupa ma tu ti godi il tuo entusiasmo e la magia della serata: e ti capita anche di reincontrare in un pub a 10 o 15 km da Assago dove entri per chiedere se si può ancora mangiare, il tipo che aveva mollato l'ufficio e che ti sedeva davanti (quello della giacca e cravatta, per capirci) che sorseggia un drink.
Se fosse stato un film non ci avrei mai creduto...

22/11/07

Certe notti...


... certe notti ti ritrovi faccia a faccia con i tuoi ricordi, con le tue emozioni, con le tue sensazioni e con le tue paure. Certe notti pensi a quante cose hai fatto nel corso degli anni passati, a quante ne avresti potute fare, a quante ne avresti voluto fare. Certe notti pensi che hai buttato via un sacco di cose per la strada e che ne hai raccolte tante altre. Certe notti ti accorgi di essere più ingenua e cogliona di tutti quelli che hai intorno. Certe notti ti accorgi che sei ancora capace di emozionarti e di percepire la bellezza delle cose che ti accadono.
Certe notti vale la pena viverle e sognare.

14/11/07

Siamo tutti GABRIELE SANDRI




Perché quello che è successo domenica scorsa a Gabriele poteva succedere a chiunque: a me che andrò a vedere un concerto a Milano, a te che andrai a vedere una mostra d'arte, a chi andrà a trovare i parenti lontani, a chi si sposterà per lavoro, a chi sarà costretto a partire in auto, a chi andrà a fare una scampagnata, a chi semplicemente decide di VIVERE la propria vita. E la vita non ti può essere portata via da un pazzo che spara a casaccio. Soprattutto se il pazzo in questione fa l'agente di polizia. Uno che ti dovrebbe proteggere e che invece ti spara, senza motivo.

12/11/07

BASTA VIOLENZA (2)

Sono passati pochi giorni ed eccoci di nuovo a parlare di un nuovo atto di violenza agghiacciante, di una nuova tragedia che non può trovare una giustificazione né una spiegazione: Gabriele Sandri, anni 28, è morto ieri mattina colpito dal proiettile sparato da un poliziotto a 200 metri di distanza. ma non durante una manifestazione degenerata, né tantomeno durate una rapina o durante un rapimento. Gabriele Sandri stava in macchina con 4 amici, nella piazzola di un autogrill SULLA CARREGGIATA OPPOSTA a quella dove si trovava il poliziotto (che ora ha anche un nome: Luigi Spaccatorella), dopo aver fatto colazione e litigato (molto probabilmente, forse anche violentemente) con altri 4 ragazzi, occupanti di un'altra macchina. Stava ripartendo per andare a Milano a vedere una partita di calcio, così come facevano gli occupanti dell'altra macchina: andavano a vedere un'altra partita di calcio. E Spaccatorella (se si chiama effetivamente così) cosa ha fatto dall'altra parte dell'autostrada? Ha sparato, ha sparato ad altezza d'uomo, ha sparato per sedare la rissa, ha sparato per cosa? Ha ucciso una persona, che - stando alle tstimonianze di chi lo conosceva bene - non era nemmeno un ultrà, un violento, un ladro, un criminale, un bandito. Semplicemente uno che stava lì per andare a vedere una partita di calcio.Ma poteva stare lì pure perché andava a un concerto o a fare una scampagnata. Ma la polizia chi manda in giro? Dicono che l'agente si sia spaventato: ma se stava a 4 corsie di autostrada (più due di emergenza) di distanza di cosa si è spaventato? Dicono che prima abbia azionato la sirena: ma perché non si è fermato lì? Dicono che abbia sparato in aria a scopo intimidatorio: altro che intimidazione, l'ha fatto secco a Gabriele, e tuti abbiamo visto il foro della pallottola nel deflettore posteriore dell'auto. Altro che aria: il colpo era ad altezza uomo, drammatica tragica coincidenza, non ha colpito nessuna macchina in movimento ma si è conficcata nella macchina e nel collo di Gabriele. Ammazzandolo, sul colpo.
Ma se anche la polizia - che già nel 2001 al G8 di Genova aveva dato agghiacciante prova di inaffidabilità - non riesce a fronteggiare situazioni di (relativa) difficoltà, di chi ci dobbiamo fidare, da chi dobbiamo sentirci protetti, e soprattutto come possono definirsi ancora forze dell'ordine?
Di tutto questo parleremo stasera a FUTURA, alle 23, su Radio CIttà Futura (fm 97.700, www.radiocittafutura.it)
P.S. Di tutta quell'altra vergogonosa rappresentazione andata in scena la sera a Roma non parlo perché quella è delinquenza comune, ahimé ormai all'ordine del giorno.

06/11/07

BASTA VIOLENZA (soprattutto sulle donne e su bambini)

Dopo qualche giorno di assenza forzata, eccomi di nuovo qui. L'argomento del giorno - purtroppo - è la caccia al rumeno. L'ennesimo episodio di ferocia, bestialità, violenza e follia omicida ha portato un ragazzo di 24 anni a picchiare, derubare, uccidere una donna di 47 anni che tranquillamente se ne tornava a casa sua, a piedi, dopo essere scesa dalla metro. In una strada poco illuminata - forse - ma al centro di Roma (e anche se fosse stata periferia sarebbe stata la stessa cosa). La violenza, la ferocia, la determinazione con cui quest'uomo ha ammazzato una donna fa rabbrividire, il disprezzo per quella donna (per tutte le donne, evidentemente) di un ragazzo di 24 anni che già che c'era ha provato pure a violentarla (senza riuscirci, pare)fa ancora più ribbrezzo: l'ha gettata, come fosse un sacco di stracci o di spazzatura, in un dirupo, in una sorta di discarica. Come si può recuperare un essere del genere? Come può essere reintegrato in un qualsiasi tessuto sociale uno che a 24 anni vive così? Le leggi ci sono anche in Italia, vanno applicate e fatte rispettare. Da sempre voto a sinistra, ho grande stima di Veltroni e grande ammirazione per quello che ha fatto a Roma e per Roma, non so se sia stato "distratto" da altri impegni e da altre vetrine, ma è arrivato il momento di provare a risolvere seriamente (lui e tutti coloro che siedono in parlamento e nei posti di potere) il problema della violenza sulle donne, sui bambini, sugli esseri più deboli e più indifesi. Su quelli che se li attacchi magari non reagiscono e ci puoi fare quello che ti pare. Sono da sempre per la circolazione delle idee, delle persone, delle culture, ma non riesco più a tollerare la legge del più forte, del più violenti, del più arrogante. Se sbagli paghi, e in casi come questo, per sempre.
E vorrei non sentire più frasi come "un rumeno .... una italiana, un extracomunitario... un gay, un indiano, un russo, un americano, un ebreo, un islamico, una svizzera...": siamo tutti persone, esseri umani, alcuni sono o diventano criminali, e vanno puniti.

24/10/07

Tango: passione e sensualità


Ieri a Roma c'è stata la prima dell'ultimo tour di Julio Bocca, straordinario ballerino argentino che ha trasformato il concetto di danza classica. Uno spettacolo breve ma intenso, troppi inserti cantati (a mio parere) che tolgono spazio alla passione e alla sensualità con cui Julio Bocca danza sul palco. E' il suo ultimo tour, dicevo, perché il prossimo 22 dicembre Bocca lascerà la danza sul palco per dedicarsi ad altro. Probabilmente sempre alla danza ma da coreografo, o insegnante, o semplice appassionato che balla nei locali di Buenos Aires. La sua città. A 40 anni Julio Bocca dà l'addio alle scene e lo fa mettendo su uno spettacolo che fa un sunto di tutti gli spettacoli e e gli anni trascorsi nei teatri di tutto il mondo.
Una rockstar prestata alla danza, questo mi è venuto in mente ieri al Teatro Sistina di Roma, perché Bocca è carismatico e trascinante come un divo del rock, la sua presenza sul palco ti inchioda alla poltrona perché il suo modo di ballare ti incanta. Soprattutto quando pensi che questo è il suo ultimo spettacolo, il suo Ultimo Tour. A Roma sarà in scena fino a domenica 28. Se ne avete la possibilità andate a vederlo. Non ve ne pentirete e capirete - forse - perché gli argentini non possono fare a meno di questa danza.
Ma a pensarci bene, anche noi italiani non possiamo farne a meno...

Bruce a NYC



L'attesa per il concerto di Springsteen cresce di giorno in giorno. Per attenuare la nostra impazienza, andiamo su internet alla ricerca di notizie dei concerti americani e scopriamo che le scalette (cambiano ogni sera) sono strepitose. Quella che segue è la setlist della seconda sera al Madison Square Garden di New York. Fantastica, a dir poco. La foto che trovate è stata scattata durante i bis, quando Bruce - in uno dei rarissimi cambi d'abito che si concede nei concerti - ha sfoggiato una maglietta dedicata a NYC. Provate a fare un cd con questa sequanza di brani: è da brivido!







Setlist 18/10/2007 - Madison Square Garden


Radio Nowhere
Night
Lonesome Day
Gypsy Biker
Magic
Reason to Believe
Candy's Room
She's the One
Livin' in the Future
The Promised Land
Tougher Than the Rest
Meeting Across the River
Jungleland
You Can Look (But You Better Not Touch)
Devil's Arcade
The Rising
Last to Die
Long Walk Home
Badlands
* * *
Girls in Their Summer Clothes
Thundercrack
Born to Run
Dancing in the Dark
American Land

(per ulteriori info e/o scalette: www.backstreets.com, sito da cui è tratta la foto allegata)

11/10/07

vita artificiale e vita reale

Fa discutere la nuova creazione del biologo americano Craig Venter, ovvero il primo cromosoma artificiale. Venter e i suoi 25 collaboratori-ricercatori, che ci lavorano dal 2002, lo hanno chiamato Mycoplasma laboratorium per distinguerlo dal Mycoplasma genitalium da cui ha preso spunto e ispirazione. Qual è il significato di questa ricerca? D'ora in poi si potrà "scrivere" il codice genetico e trasmetterlo ad altre cellule. Quindi si potranno creare genomi su misura. Venter ha dichiarato: "E' un passo filosofico cruciale per la storia della nostra specie: passiamo dalla lettura del codice genetico alla capacità di scriverlo. Questo - ha aggiunto il biologo - ci dà la capacità ipotetica di fare cose mai contemplate in precedenza". Come appunto i genomi su misura. Insomma, il primo passo per ricreare in laboratorio la vita umana.
Dobbiamo spaventarci o prenderlo come un grandissimo segnale di progresso? Stasera ne parlerò nel mio programma "Futura" (dalle 23 alle 01 Radio Città Futura 97.700 a Roma e nelle altre radio segnalate in uno dei post precedenti (vedi sotto).

05/10/07

Pronti per il boss?


Pronti per il concerto del 28 novembre del Boss? La recensione del concerto di apertura ad Hartford (scritta da Gino Castaldo) e pubblicata ieri su Repubblica, promette bene. La situazione dei biglietti è drammatica: non si trovano più e quelli che si trovano (su e-Bay) hanno cifre mostruose (dai 700 euro in su). Noi speriamo di esserci, ma non è detto ancora.
Certo è che se sarò lì, il giorno dopo (il 29 novembre) leggerete le mie impressioni.

Elena Santarelli, nuovo volto di MTV



Questa intervista è pubblicata da Hitmania Magazine, n. 19 a. VI (attualmente nelle edicole e nei negozi di dischi)


La vedi nelle foto o in tv e pensi alla solita biondona senza cervello, che se la tira pure. Le caratteristiche per rientrare nella categoria le ha tutte: bella, ex valletta televisiva, fidanzata con un calciatore (Bernardo Corradi, attaccante del Parma), protagonista di due calendari mozzafiato. Poi, però, arrivi all’appuntamento con Elena Santarelli e lei ti saluta affabile con il sorriso sulle labbra. E tu scopri che hai davanti una ragazza vera, determinata, preparata, che sa parlare e che ? soprattutto ? ha le idee molto chiare. Elena, come molte sue colleghe, è nata a Latina, città di provincia dove ci deve essere o l’acqua miracolosa o qualcosa nell’aria: da Tiziano Ferro a Manuela Arcuri, da Ilaria Spada a Tania Zamparo, da Karin Proia a Debora Salvalaggio, arrivano tutti da quelle parti.
Ma che c’è a Latina che vi rende tutti alti sopra il metro e 80, belli e di successo?
Credo che sia un discorso di mescolanza di razze e di regioni, nel senso che quando venne bonificata la palude pontina, arrivarono un sacco di persone dalla Romagna (come mio nonno) e dal Veneto ed evidentemente questo incontro di gente del nord e del sud ha dato vita a questa... bellezza.
Hai detto che ti sarebbe piaciuto condurre il Festivalbar e ora sei il nuovo volto di MTV, un gradino più su, no?
Sì, anche se prima di parlare del Festivalbar, dove ero uno dei nomi della lista, non ero ancora a conoscenza della possibilità di lavorare a TRL. Sinceramente non avrei mai pensato di mettere piede a MTV. Finora tutti i personaggi nati a MTV poi sono andati a Mediaset o alla Rai, a me è successo il contrario. TRL è un’ottima palestra perché andare in onda tutti i giorni in diretta e avere la possibilità di conoscere così tanti cantanti credo che sia il sogno di ogni ragazza.
Che rapporto hai con la musica?
La prima cosa che faccio la mattina è sintonizzarmi su MTV, ascoltare la musica al mattino mi fa bene. Ho un rapporto molto sano con la musica, nel senso che non mi sono mai messa a piangere, né mi sono mai strappata i capelli per qualche cantante come vedo fare molte volte dal palco di TRL.
Chi ti piacerebbe avere come ospite?
Sicuramente Madonna, Beyoncé, la Pausini, Antonacci, Tiziano Ferro...
Che è di Latina come te, vi conoscete?
Non ci siamo mai incontrati e anche per questo ho una forte curiosità.
Dove vivi?
A Milano, da 9 anni, da quando ne avevo 17.
Come è vivere da sole a Milano partendo da Latina?
È una realtà molto diversa, ma i miei mi hanno lasciato andare senza problemi perché sono stata sempre molto responsabile. Studiavo, ma quando si è presentata l’occasione di andare a fare la modella mi hanno detto: prova. Anche perché se no glielo avrei rinfacciato per tutta la vita.
Cosa ti spaventa?
Il futuro, nel senso di dove sarò, cosa farò, cosa sarò.
Cosa ti ferisce?
Le bugie, quelle dei giornalisti. A volte scrivono delle cose che non escono dalla mia bocca.
Ti è capitato spesso?
Tutti i giorni. Cosa ti rende felice?
L’affetto della mia famiglia. I miei non sono invadenti ma mi fanno sentire che se ho un problema loro ci sono sempre.
Cosa ti fa arrabbiare?
Le persone ignoranti e volgari. Ho una cugina handicappata e purtroppo c’è ancora gente che nel 2007 prende in giro chi è stato poco fortunato. Che schifo!
Ti impegneresti in una campagna sociale?
Lo sono già per mia cugina con un’associazione che si chiama Praderwilli.
È più stimolante il cinema o la tv?
La diretta ti dà un’adrenalina immediata, mentre alla prima del film hai quella di salire sul palco e di sapere come ti giudicheranno. È più un’ansia che si costruisce giorno dopo giorno e che esplode il giorno della prima. L’emozione invece di salire su un palco e di trovarsi di fronte una folla di ragazzi che sensazione ti dà?
Un po’ mi spaventano, perché hanno molta più energia di me, sono molto più istintivi. Scherzando (ma neanche troppo, ndr) oggi gli ho detto: vi siete divertiti, adesso andate a casa a studiare, costruitevi il futuro.
Avere un fidanzato calciatore aiuta?
No, perché ce l’ho da 8 mesi e io avevo gà fatto diverse cose in tv. Anzi, devo dire che non aiuta adesso.
È vero che hai fatto tu il primo passo?
Sì, lui voleva il mio numero, io volevo il suo. Lui non mi ha chiamata perché sapeva che ero impegnata, ma in realtà mi ero sfidanzata, quindi per rispetto Bernardo non mi chiamava.
Un vero gentiluomo?
Esatto.
Dove ti piacerebbe che giocasse Bernardo?
Dove è felice. Al Parma è felice, sta bene lì. Per me potrebbe giocare anche a Palermo, l’importante è la sua felicità.
Qual è la sua migliore dote?
Il senso dell’umorismo: se ci sono le tragedie, le rigira sempre in chiave comica.
Meglio la Nazionale per lui o la conduzione di un programma in prima serata per te?
La conduzione in prima serata per me.
Hai avuto sponsor per arrivare dove sei oggi?
Simona Ventura e Paola Perego mi hano aiutata molto. Poi Giorgio Gori per L’Isola, D’Alatri per il film, il mio agente Beppe Caschetto per Camera Cafè e TRL. Credo però che l’80% sia farina del mio sacco, poi ci vuole anche un 20% di sponsorizzazione.
Sei abituata a dire ciò che pensi: ti crea più problemi?
No, mi rende più realista nei confronti delle persone, c’è meno ipocrisia e la gente sa come sei davvero.
Nello spettacolo esiste l’amicizia o solo invidia e gelosia?
No, tra le mie più care amiche ci sono Federica Ridolfi e Alessia Ventura. C’è una sana competizione, ma anche un’amicizia basata su dei valori.
Hai un fisico praticamente perfetto: cosa fai per mantenerti?
Non seguo diete ma vado in palestra ? se ce la faccio ? tutti i giorni, se no faccio i massaggi. My body is my business (il mio corpo è il mio lavoro, ndr), quindi... Anche per questo mi sono rifatta il seno, perchè con il metro e 81 di altezza e le spalle da atleta e i 93 cm di fianchi che mi ritrovo ero sproporzionata. È stato un investimento e ha portato i suoi frutti.
È vero che per tenerti in forma fai molto sesso?
Ecco, questa è una di quelle cazzate che hanno scritto sui giornali e che non ho mai detto. Magari! Sarei fortunata, e tutti sarebbero una taglia 40/42 se bastasse solo la forza del sesso e dell’amore. Fare l’amore fa bene sicuramente, ma non vado a raccontare quante volte lo faccio ai giornalisti.
Sei golosa?
Di roba salata soprattutto: mortadella, prosciutto, pasta...
Che sono le prime cose che in genere tolgono nelle diete...
Lo so, ma secondo me è meglio un panino con la mortadella che un bicchiere di vodka. Però cerco di dissociare carboidrati e proteine.
Quali sono le priorità della tua vita?
Pensare al mutuo della casa. Quindi: devo lavorare, fatturare, lavorare...
Che consigli daresti a chi vuole fare il tuo lavoro?
Sinceramente non ne ho. A me i consigli non li ha dati nessuno se non mia madre che mi ha detto di stare attenta ai lupi mannari.
Ti sei mai trovata in situazioni dove c’erano lupi mannari?
No, i lupi mannari stanno dappertutto però a me non si avvicinano perché sono una iena. Le galline si trovano in situazioni di difficoltà e io non lo sono. Una donna, se si ritrova in una situazione di difficoltà, è perché ci si vuole trovare.

04/10/07

Voci nella notte

Qui di seguito le emittenti che trasmettono il mio programma FUTURA, tutte le sere dal lunedi al venerdi, dalle 23 alle 01:

Radio Tour FM - Potenza
Radio Energie - Reggio Calabria
Radio CRC targato Italia - Napoli
Monteradio - Salerno
Radio MPA - Salerno
Antenne Erreci - Latina
Radio Flash - Sanremo
Radio Voghera - Pavia
Radio Val del Lago - Verbania
Radio Emme - Arezzo
Radio Monterosa - Aosta
Radio Macomer - Nuoro
Radio Amore - Messina
Radio Voce nel deserto - Rovigo
CRM Happyradio - Palermo
Tele Radio Savigliano - Cuneo
Radio Bari Città Futura - Bari
Radio Più Città Futura - Catania
Radio Antenna Uno - Napoli

Potete inviare delle mail alla redazione del programma per proporre argomenti di conversazione e/o di discussione, porre quesiti, fare richieste, scrivendo a: futura23@gmail.com

02/10/07

Una firma per la Birmania

Un amico mi ha inoltrato questa mattina il messaggio che trovate qui di seguito. Io l'ho firmato, a favore di tutti i popoli oppressi, e contro tutte le dittature del mondo. Fatelo anche voi, se lo ritenete opportuno, e fate girare questa petizione. Fatelo per il popolo della Birmania!
E' un APPELLO al Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite è stato messo online qui:

http://new.petitiononline.com/9848/petition-sign.html


Bastano 30 SECONDI del nostro tempo per aiutare il popolo birmano.
GRAZIE

Se firmate la petizione, non dimenticate di cliccare su "Approve signature" ("Approva la firma"!!)

01/10/07

Futura

Tuute le sere, dal lunedi al venerdi, dalle 23 alle 01 potete ascoltarmi sui 97.700 di Radio Città Futura (se siete a Roma) nella trasmissione FUTURA.
Ogni sera un argomento di conversazione diverso con ospiti che intervengono nel programma e musica scelta da me.
A breve la lista di tutte le emittenti che trasmettono nel resto d'Italia. Per maggiori info: www.radiocittafutura.it

28/09/07

Tra Birmania e anoressia

Come promesso torno a pubblicare qualcosa sul patablog, dopo la pausa estiva. Lo faccio parlando di due argomenti/avvenimenti drammatici che popolano le pagine e i notiziari di questi giorni. Innanzitutto voglio manifestare la mia totale solidarietà al popolo e ai monaci birmani che stanno lottando non solo per la loro libertà e per i loro diritti umani, ma per la libertà e i diritti umani di tutti noi. Per questo ho aderito all'sms internazionale che invitava tutti a indossare oggi una maglietta rossa che porto con fierezza.
Voglio poi esprimere solidarietà anche a Nolita, il marchio di abbigliamento per ragazze che ha finalmente avuto il coraggio di mettere in mostra l'orrore dell'anoressia. Lo ha fatto grazie a un grande fotografo, Oliviero Toscani, che non ha mai avuto paura di ritrarre le bruttezze della vita (ricordate le campagne pubblicitarie per la Benetton?). E a chi si è scandalizzato per l'orrore di una ragazza di 26 anni (proprio così) che pesa 31 kg. ha risposto: "Il paradosso è che ci si sconvolge davanti all'immagine e non di fronte alla realtà" (intervista pubblicata da Vanity Fair n.39, 2007, p. 186). Sono d'accordissimo con lui: la gente4, soprattutto i ragazzi più giovani, devono VEDERE cos'è l'anoressia. A cosa porta. Quali sono gli effetti (e le reazioni della gente).
Stasera parlerò di questa campagna pubblicitaria di Nolita, di Oliviero Toscani e di anoressia, nel programma radiofonico che conduco tutte le sere (dal lunedi al venerdi) dalle 23 alle 01 su Radio Città Futura (97.700 se siete a Roma), dal titolo Futura. Se volete seguirmi anche in voce e partecipare alla discussione mandate un sms al numero 38 800 97 700, o scrivete una mail a futura23@gmail.com.

14/09/07

Ciao a tutti, dopo la pausa (lunga) estiva presto troverete nuovi scritti, foto, racconti, impressioni, sensazioni. Aspetto i vostri commenti
A presto
P

30/08/07

Vladimir Luxuria: il fascino della notte



...L’oscurità notturna è complice, malandrina, sensuale...
Così parla della notte Vladimir Luxuria in Chi ha paura della Muccassassina (Bompiani, € 16,50), un libro scritto da lei stessa con un sottotitolo significativo: Il mio mondo in discoteca e viceversa. Già perché Vladimir, attrice, conduttrice tv e ora anche Onorevole in Parlamento con Rifondazione Comunista, in discoteca ha costruito non soltanto la sua personalità ma anche la sua carriera professionale e politica. Sì perché Vladimir è stata per anni la direttrice artistica del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli dando vita a Muccassassina, serate GLBT (gay-lesbo-trans) aperte a tutti senza alcuna preclusione, nelle quali all’una e mezza venivano lanciati messaggi politici. Cosa rappresenta per te la notte? Amo la notte perché ti restituisce un’altra città, fatta di luci, vissuta da una fauna particolare, esemplari che non circolano di giorno e che aspettano la mezzanotte per uscire. La notte è penombra quindi complicità e di notte io riesco a fare delle cose che di giorno non posso fare, ad esempio scrivere. Come direttrice del Circolo Mario Mieli, ho potuto organizzare le serate di Muccassassina e quindi la notte mi ha dato anche la possibilità di porre le basi per l’attività politica che svolgo. Sei stata la prima a veicolare messaggi politici in discoteca? Sono una delle pochissime ad averlo fatto. All’una e mezza, quando c’era il clou, il massimo della gente in pista, toglievamo la musica e dal palco cominciavamo a lanciare messaggi di tolleranza, di animalismo, di pace, di accettazione degli altri con un linguaggio e una forma godibile da quel tipo di pubblico. La discoteca spesso è vista come un posto di perdizione, per te invece è stata un luogo di riscatto? Innanzitutto io non parlerei di discoteca in generale, non c’è un solo modello ma ci sono vari generi di discoteche: oggi c’è un locale per un tipo di ragazzi, un altro per un genere musicale specifico. Per quel che riguarda la mia esperienza personale le discoteche GLBT hanno rappresentato un luogo di liberazione, un posto in cui ci si divertiva e dove si poteva essere se stessi, quindi io ne sono uscita fortificata. Detto questo, però, va detto anche che ci sono gestori onesti e disonesti, che c’è tanto lavoro nero, mobbing, ricatti sessuali e queste cose vanno denunciate. Non mi piacciono quelli che fanno un altro lavoro e aprono il loro localino solo per avere un giro di ragazzine da ricattare dicendole se non vieni a letto con me non ti faccio fare la cubista. Cosa che peraltro viene vista molto spesso come un primo passo per arrivare alla tv o al cinema. Io della discoteca ho un concetto laico, così come della famiglia: sia l’una che l’altra sono fatte da persone e ci sono quelle buone e quelle cattive. Non pensi che ci sia una carenza da parte dei genitori? Spesso sono i genitori a spingere i figli a sottostare a certi ricatti. Del resto siamo in un periodo in cui si è convinti che solo l’apparire sia l’essere, dove non si studia più recitazione ma si è convinti che basti andare a un reality show per diventare attori. Un periodo in cui c’è il culto dell’immagine fine a se stessa che non serve a niente. Cosa diresti a una dodicenne che fa la cubista, magari gettandosi via? 1° Che deve denunciare chiunque la ricatti o la sottoponga a mobbing e ad altre violenze. 2° Che non serve a niente darsi via così. 3° Che ci sono altre strade da percorrere per arrivare in tv o al cinema.
Io della discoteca ho un concetto laico, così come ce l’ho della famiglia
(realizzata nel giugno 2007)

30/07/07

Alex Del Piero: nei panni di un dj



Siamo abituati a vederlo in campo, artista e genio del calcio, croce e delizia dei tifosi di tutta Italia. Croce – ovviamente - per gli avversari, delizia per gli juventini (e per tutti gli amanti del bel calcio) che lo hanno eletto a giocatore simbolo della loro squadra. Non a caso Ale è il capitano della Vecchia Signora. Questione di stile, e Del Piero - di stile - ne ha da vendere. Mai una polemica, mai una esternazone esagerata, mai una risposta velenosa a chi, pure, gli ha rivolto le accuse più infamanti: dopato, brocco, raccomandato, omosessuale (ammesso, e non concesso, che possa essere un’infamia), addirittura traditore della patria (dopo aver mancato due facili – per lui – occasioni da gol nella finale degli Europei del 2000 contro la Francia, poi persa dall’Italia per 2 a 1, nda). Alessandro ha sempre mantenuto la sua integrità e la sua classe, rispondendo a tutte le accuse sul campo, da vero campione qual è. Ma oltre ad essere uno straordinario calciatore, Del Piero è anche un grandissimo appassionato di musica e dopo aver fatto una prima compilation nel 2004 (La musica di Alessandro Del Piero), eccolo tornare alla ribalta (musicale) con una nuova raccolta: The best of Alessandro Del Piero. Lo abbiamo incontrato, tra una partita di campionato, una di Champions’ e una con la Nazionale, e gli abbiamo fatto qualche domanda. Innanzitutto come nasce la tua passione per la musica? Nasce da bambino, quando rubavo di nascosto le cassette a mio fratello maggiore Stefano: Michael Jackson, Madonna, gli U2, tantissimo rock… La musica è sempre stata una grande passione. Quanto conta la musica nella tua vita? Molto, i momenti più importanti della mia vita sono legati quasi sempre a canzoni particolari, anche perché ascolto musica in continuazione! Come hai scelto i brani da inserire nel tuo cd? Non essendo un professionista ho scelto i brani in base a criteri molto personali, selezionando canzoni che mi piacciono, che ascolto spesso in questo periodo, che mi comunicano emozioni, che mi coinvolgono, che mi fanno ballare. Devo dire che ha funzionato. Dove hai trovato il tempo per fare due compilation? La musica è una passione per me, e il tempo per le cose che mi entusiasmano cerco di trovarlo sempre. È stato molto divertente. Cosa significa essere un modello da imitare per tanti giovani, in Italia ma anche all’estero? È una grande responsabilità, oltre che un onore… la visibilità e l’esposizione continua ai media richiedono maturità, una dote difficile da sviluppare in certe situazioni. Io cerco di fare del mio meglio. La soddisfazione più grande che hai avuto in campo calcistico? Per mia fortuna ne ho avute tantissime, e penso agli scudetti, alla Coppa Intercontinentale… a volte anche un semplice assist, un dribbling riuscito, una punizione provata in allenamento che poi in partita diventa gol. La delusione più grande? Beh, nello sport si impara presto a perdere, e non è solo retorica. Quindi oltre alle vittorie ho incamerato anche tante sconfitte, le finali di Champions perse, o il conto in sospeso con la maglia azzurra. Ma sono davvero convinto che le batoste siano importanti quanto i successi, per migliorare, per imparare l’umiltà, per trovare stimoli. Violenza, razzismo, doping: qual è la cosa più pericolosa per il calcio? Sono tutte e tre deleterie per il calcio, hanno in comune una matrice di scarsa educazione sportiva e sono convinto che, proprio per questo, abbiano poco a che fare con la bellezza di questa disciplina. Cosa diresti a chi va allo stadio solo per scatenare la sua rabbia repressa? Forse gli farei capire che ci sono motivi più divertenti e gratificanti per andare a vedere una partita. Il tifo violento è lontano anni luce dai valori sportivi, dalle motivazioni che spingono gli atleti in campo, dalla concezione di gioco = divertimento. La dote più grande che ti riconosci? La testardaggine, la tenacia. Il difetto più grande che ti imputano? Sempre la testardaggine! Cosa farai da grande? Mi sento rivolgere spesso questa domanda e ogni volta mi sento ancora molto lontano dal sentirmi grande. In realtà amo la vita che faccio e ho intenzione di giocare ancora per molto tempo. Cosa c’è in questo momento nel tuo i-pod? Oltre alla playlist della mia compilation, tanto rock e pop di qualità. La canzone che ti carica di più prima di un match decisivo? Quello che conta di più in quei momenti è l’ispirazione, quindi non c’è una canzone speciale che ascolto sempre, seguo l’istinto. Quando smetterai, meglio essere ricordato come capitano della Juventus o come campione di correttezza? Mi piacerebbero entrambi i riconoscimenti, perché no? Grandissima classe, talento e... è mai mancato qualcosa a Del Piero? C’è sempre qualcosa che manca, che non va come vorresti, che non è perfetto. Delle mancanze, degli errori, dei contrattempi occorre trovare il lato buono, l’insegnamento, l’obiettivo, nello sport come nella vita: gestire le frustrazioni e conoscere i propri limiti sono capacità che aiutano molto. Hai mai pensato o desiderato essere una rockstar? No, è un mondo che mi affascina molto e che in qualche modo ho avuto l’occasione e la fortuna di sfiorare, ma credo che il mio destino fosse un altro.

(realizzata ad aprile 2006)

21/05/07

per riflettere

Così scriveva Paulo Coelho qualche tempo fa. E non aveva tutti i torti...

“Le cose che ho imparato nella vita”
di Paulo Coelho
Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita:

- Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà.
E per questo, bisognerà che tu la perdoni.
- Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.
- Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.
- Che le circostanze e l’ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi.
- Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te.
- Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.
- Che la pazienza richiede molta pratica.
- Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo.
- Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti.
- Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto te stesso.
- Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse.
- Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.
- Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari.
- Forse Dio vuole che incontriamo un po’ di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo.
- Quando la porta della felicità si chiude, un’altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi.
- La miglior specie d’amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai via senti che è come se fosse stata la miglior conversazione mai avuta.
- E’ vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.
- Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un’ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo.
- Non cercare le apparenze, possono ingannare.
- Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi.
- Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia.
- Trova quello che fa sorridere il tuo cuore.
- Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero!
- Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare.
- Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice.
- Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così.
- Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino.
- Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e i tuoi dolori.
- Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano.

Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l’unico che sorride e ognuno intorno a te piange.

consigli per la lettura

Siccome questo è un blog dedicato anche a chi ama leggere, qualche segnalazione non fa mai male. Innanzitutto - per rimanere in tema con il post precedente - ho letto dopo anni dalla sua pubblicazione, il celeberrimo "La città della gioia" di Dominique La Pierre. Bello, crudo, impietoso ed estremamente fedele alla realtà, anche se io a Calcutta (oggi Kolkata) non ci sono stata, ma l'inferno descritto da La Pierre è lo stesso che c'è anche a New Dehli, Mumbai, Varanasi.
Di seguito qualche segnalazione di libri che mi sono capitati per le mani nelle ultime settimane e che secondo me meritano attenzione. Aspetto i vostri commenti.
A presto
P.

Memorie di un artista della delusione
di Jonathan Lethem
Minimum Fax, pag. 268
€ 14,00

Lethem esordisce con una raccolta di saggi tratti dalla sua vita personale e non solo, con un pizzico di critico cinismo nel commentare la musica, i libri e i film che hanno fatto storia… la sua storia. Una particolare attenzione è riservata ad aneddoti della sua infanzia, con riferimenti ad amici e parenti, alla città di origine (New York) e alla sua formazione intellettuale. Insomma, ci troviamo davanti ad un ritratto a tutto tondo di uno dei più grandi scrittori dell’attuale panorama anglo-americano.

Un libro da rileggere (o da riscoprire)
Kim
di Rudyard Kipling
Einaudi, p. 340, € 15,80

Un libro da riscoprire a più di un secolo dalla sua pubblicazione, il romanzo di Kipling è un classico della letteratura anglo-indiana, e non solo. Kim, figlio di un sergente irlandese trasferito in India, rimasto orfano, si mette sulle tracce di un santone del Tibet alla ricerca di un fiume purificatore. Sarà disposto a rinunciare alla saggezza del santone per seguire le orme del padre? Un viaggio che segna la distanza tra Oriente e Occidente, tra credenze ancestrali asiatiche e razionalismo europeo.


Ancora sull'India...

I Beatles in India. Altri dieci giorni che cambiarono il mondo
di Lewis Lapham
Edizioni e/o, p. 115, € 8,50

Era il 16 febbraio del tanto chiaccherato ’68 quando i fantastici quattro, alias i Beatles, partirono alla volta di Rishikesh per conoscere più da vicino la meditazione trascendentale di Maharishi Manesh Yogi, guru indiano di fama internazionale. E lui, Lewis Lapham, giovane esponente del movimento del new journalism, è l’unico reporter chiamato a prendere parte all’evento. Da lì, nasce il resoconto dell’incontro tra due realtà lontanissime tra loro: la cultura pop occidentale e il misticismo orientale.




Un incipit che è tutto un programma...

È un fatto universalmente noto che uno scapolo provvisto di un cospicuo patrimonio non possa fare a meno di prendere moglie.
(Orgoglio e pregiudizio, di Jane Austen, Einaudi, p. 418, € 7,80)

Un incipit incisivo e lapidario che dà l’avvio ad un classico della letteratura ottocentesca, nonché al romanzo più celebre della scrittrice inglese Jane Austen. La trama ruota intorno all’orgoglio di classe dell’altezzoso e sprezzante signor Darcy e al pregiudizio della giovanissima e innocente Elizabeth Bennet nei confronti del ragazzo. Il lieto fine, naturalmente, è d’obbligo.

11/05/07

Passaggio in India




Un viaggio in India è qualcosa in più di un viaggio turistico, è un’esperienza forte che può – lo ha fatto a moltissime persone nel corso dei secoli – anche cambiarti la vita.
Enorme, sovraffollatissima, calda e umida, sporca e maleodorante eppure l’India emana un fascino che non scopri subito, ma solo a distanza di mesi.
Il nostro viaggio parte da New Dehli, la capitale, città dei Ministeri e delle ambasciate, del Palazzo Presidenziale, dei giardini curati con precisione maniacale, anzi britannica. L’India,infatti, ha raggiunto l’indipendenza solo il 14 agosto 1947, prima di allora faceva parte dell’impero britannico. E furono proprio gli inglesi che trasformarono la città costruendo la Nuova Dehli e rendendola capitale. Dehli è una città di 12 milioni di abitanti dalle mille facce diverse: costruita su se stessa per ben otto volte è una megalopoli estremamente contraddittoria. Da una parte l’immensa povertà di un popolo che vive ben al di sotto del limite di sussitenza, per strada, senza case o in baracche luride e fatiscenti. Dall’altra una tecnologia avanzatissima, un’industria cinematografica che non ha rivali al mondo (nemmeno Hollywood) e una produzione agricola che rende l’India il secondo paese al mondo nell’esportazione di frutta. Accade quindi che puoi stare in uno dei migliori hotel della città, in pieno centro, e sul marciapiede c’è la vecchia lebbrosa che ti chiede l’elemosina, i bambini vestiti di pochi stracci e abbandonati a se stessi che ti circondano con la speranza di ricevere una caramella, un cioccolatino, un sapone o uno shampoo dell’albergo. Superato l’impatto iniziale, scopri che Dehli è anche una città molto bella, oltre che rumorosissima. Divisa nella città vecchia e nuova, si snoda sulle rive dello Yamuna, fiume sacro per gli induisti. Nella parte vecchia, spiccano due edifici: il Forte Rosso (Lal Qila) e la Moschea del Venerdi (Jama Masjid) posta proprio al centro del quartiere musulmano di Chandni Chowk. Il Forte Rosso (chiuso ogni anno a metà agosto in occasione della festa dell’Indipendenza) è una sorta di mini-villaggio fortificato che si estende su una superficie di 3 km quadrati con mura alte dai 20 ai 30 metri e una porta principale (il Lahori Gate) a 3 piani. Sempre sulle sponde dello Yamuna, più a sud, c’è il Raj Ghat, sacrario dove sono conservate le ceneri del Mahatma Ghandi. Su una semplice pietra quadrata nera arde una fiamma perenne in memoria dell’uomo più rappresentativo dell’India.
Nella zona nuova, da vedere subito il Gate of India, l’arco alto 42 metri e posto all’inizio del Rajpath, il viale imperiale lungo 2 km circondati da prati curatissimi, che porta al Palazzo Presidenziale (Rashtrapati Bhavan): 340 stanze che un tempo ospitavano il viceré britannico e oggi il Presidente della Repubblica Indiana. Edificio dal fascino antico e romantico è il Mausoleo di Humayun (imperatore della dinastia Moghul) fatto costruire nel 1556 dalla moglie dello stesso Humayun per ricordare l’amatissimo sposo. Realizzato in pietra arenaria rossa con decorazioni in marmo bianco, è una struttura imponente che si sviluppa intorno ad una sala ottagonale al centro della quale è posto il cenotafio dell’imperatore. Tra i numerosissimi templi della capitale, segnaliamo quello di Lakshmi (dea della ricchezza) e il tempio Baha’i, realizzato da Le Corbusier con la particolarissima forma di un fiore di loto. Per chi ama lo shopping imperdibile Connaught Place, una piazza costruita sul modello della città inglese di Bath con 8 strade radiali e 3 concentriche. Al centro un mega centro commerciale sotterraneo dove c’è di tutto. Infine, il complesso archeologico del Qutub Minar, un parco con le rovine delle 8 città di Dehli e la torre di Qutub costruita nel 1197.
BOX NEW DEHLI
Dove dormire:
Park Hotel, 15 Parliament Street, New Dehli 110 001 (www.theparkhotels.com)
Oberoi, Dr. Zakir Hussaind Marg
Dove mangiare:
Karim’s, Gulli Kababian nella Old Dehli, ristorante tradizionale con 5 sale e piatti della migliore cucina indiana.
Kandahar (cucina Moghul), Baan Thai, La Rochelle (cucina occidentale) tutti e 3 situati all’interno dell’Hotel Oberoi
Come si arriva: Voli Alitalia da Roma e da Milano

Dalla capitale al Rajastan
Lasciando Dehli passiamo al Rajastan, la terra dei Maraja. Sulla strada per Jaipur ci fermiamo a Samode, cittadina di vicoli strettissimi che vanta uno dei palazzi più belli dell’intero paese. Costruito nel 19° secolo, il Palazzo di Samode è oggi un magnifico albergo. Quando si arriva a Jaipur, il colpo d’occhio è fantastico: tutti i palazzi e i muri del centro sono rosa, secondo una tradizione che si rinnova ogni 5 anni: dipinta per la prima volta di rosa dal Maharaja Ram Singh nel 1863 in onore del futuro re d’Inghilterra Edoardo VII viene costantemente riverniciata. Tra centinaia di negozi che vendono qualsiasi cosa, soprattutto monili d’argento, donne bellissime nei loro sari coloratissimi, di cotone o di seta a seconda della casta di appartenenza, spicca il particolarissimo Palazzo dei Venti (Hawa Mahal). Un palazzo, costruito nel 1799, che in realtà è un’unica facciata piena di finestre da cui le donne di corte potevano guardare la strada senza essere viste.
Lo splendore del Taj Mahal
Tappa successiva è Agra, famosa per lo splendido Taj Mahal, edificio simbolo della dinastia Moghul fatto costruire dall’imperatore Shah Jahn per l’adorata moglie morta di parto al quattordicesimo figlio. Realizzato tutto in marmo bianco e arricchito da pietre preziose provenienti da tutta l’Asia, il Taj Mahal si specchia nelle acque del fiume Yamuna ed è immerso in uno splendido giardino che rappresenta (secondo la credenza musulmana) il paradiso. Affollatissimo in qualsiasi giorno dell’anno, è preferibile visitarlo al mattino presto per evitare le lunghe code. Ma l’effetto e i colori che si vedono al tramonto regalano uno spettacolo unico al mondo.
La città sacra
Con un volo inerno, arriviamo a Varanasi, la vecchia Benares, città bagnata dal Gange e considerata sacra dagli induisti, che qui ci vengono almeno una volta nella vita, preferibilmente a morire. Sì, perché la fede dice che chi muore qui vada direttamente in paradiso. Le strade sono caotiche, strapiene di gente, di auto, di risciò, di biciclette e di mucche. Due le cerimonie che si svolgono ogni giorno e che raccolgono milioni di pellegrini che arrivano da tutto il mondo: quella del tramonto, con i coloratissimi bramhini che danno vita ad un autentico spettacolo a cui si assiste dalle barche. Il colore degli abiti dei bramhini è arancione acceso, limpido e solare, in totale contrasto con il marrone, cupo e tetro del fiume sacro. Eppure è quel fiume a dare la purificazione da tutti i peccati e una reincarnazione migliore. I riti sono accompagnati da musica, canti, suoni di campanelli, battiti di mani ritmati e ripetuti dalla folla che assiste alla cerimonia. E poi tanti incensi, offerte votive, fiori e candele che vengono deposte nell’acqua, fedeli che si bagnano nel fiume. Ma è all’alba che si svolge la cerimonia più suggestiva, quella della purificazione: arrivano a migliaia, in silenzio, seminudi, o coperti di panni poverissimi, e si immergono nel Gange, pregando e bevendo quell’acqua che per chi non è induista è putrida e minacciosa, quasi. I ghat (le gradinate che degradano dalle strade al fiume) si popolano di tantissima gente, donne e uomini rigorosamente separati, tutti in preghiera. Quando torni indietro arrivi alle pire dove vengono cremati i defunti. Il silenzio è intenso, il rispetto enorme. Al di là delle pire si dipanano i vicoli strettissimi della città vecchia, stradine che si snodano in un labirinto che ti coinvolge e ti frastorna. Tra questi vicoli pieni di botteghe e di artigiani, di tempietti e offerte a Ganesh (dio della fortuna) all’improvviso spunta il Tempio d’Oro: un colpo d’occhio incredibile.
La metropoli del futuro
Il nostro giro si conclude a Mumbai, ovvero Bombay. La città più “normale”. tra quelle viste. Sembra la New York di vent’anni fa e si capisce subito che nel giro di pochi anni Mumbai e l’India intera saranno il centro del mondo. Da vedere assolutamente l’Indian Gate, un arco maestoso costruito in onore del re inglese Giorgio V che costituiva la porta d’ingresso nel continente indiano. Alle spalle di questo splendido arco, il miglior hotel della città: il Taj Mahal. Austero ed elegantissimo, è un albergo dal fascino antico. Il bar a bordo piscina è prerogativa dei soli ospiti dell’hotel ed è un’oasi di pace e di raffinatezza nella confusione al di là del muro. Ma anche Mumbai ha le sue contraddizioni: cumuli di spazzatura, mendicanti sporchi e laceri, fogne a cielo aperto, topi grandi come cani. E di contro il futuro, la tecnologia, Bollywood, l’industria cinematografica più produttiva e ricca del mondo, e la consapevolezza di essere destinati a diventare la prima potenza mondiale.
Ma anche questo è il fascino dell’India.

Dove dormire

A Jaipur
Rambagh Palace (ex residenza del Maraja della città), Bhawani Singh Road, tel. 91141 381 919
Raj Palace, Chomu Havell Joravar Singh Gate Amber Road

Ad Agra
Taj View Hotel, Taj Ganj
Amarvilas, Taj East Gate Road,

A Varanasi
Taj Ganges, Nadesar Palace Grounds
Radisson Hotel Varanasi, The Mall, Cantonment

A Mumbai
Taj Mahal, Apollo Bunder, Colaba, Tel. 022202 3366
InterContinental Marina Drive, 135 Marina Drive, Mumbai

Dove mangiare
In genere gli hotel segnalati offrono anche i migliori ristoranti della città e la possibilità di scegliere tra vari tipi di cucina (oltre a quella locale).
Segnaliamo anche:

A Mumbai
Trishna, Kala Ghoda (dietro la Rhythm House) tel. 022 2672176 (ottimo pesce e frutti di mare)
Rajdhani, Sheikh Memon (di fronte al mercato Mangaldas)

A Jaipur:
Gulab Mahal, Taj Jai Mahal Palace, Jacob Rd., Civil Lines, tel. 141 222-3636
The Copper Chimney, Mirza Ismail Road, Panch Batti, tel. 141 237-2275

Ad Agra
Chiman Lal Puri Wallah, Chimman Chauraha, tel 0562 236-7430
Esphahan, Amarvilas, Taj East Gate End, tel. 0562 223-1515

30/03/07

Raoul Bova: Io l'altro


Da attore "solo" bello e muscoloso, Raoul Bova si è trasformato in attore "vero". Soprattutto da quando si è trasferito a Los Angeles, considerandola un’opportunità di crescita professionale e umana da non perdere. Lo raggiungo nella sua casa in California alla vigilia dell’uscita di Io, l’altro, storia di un’amicizia fraterna che si trasforma in un gioco al massacro, fatto di diffidenza, sospetti, equivoci e malintesi.
Come nasce l’idea di questo film?
Dal mio desiderio interiore e dalla mia voglia di urlare contro tutto ciò che sta succedendo nel mondo, contro la guerra, contro la politica sbagliata, contro tutte le persone che hanno creato questo stato di cose. Io, l’altro è la storia di due persone umili, vittime anche loro della guerra, ma è anche il risultato di ciò che questo conflitto ha prodotto nella nostra società. Giuseppe e Yousouf rappresentano l’emblema di due fratelli che finiscono per odiarsi in virtù della guerra e di ciò che viene trasmesso dai mass media. Non a caso il terzo protagonista del film è la radio che i due hanno sulla barca e che racconta loro ciò che sta accadendo nel mondo, in maniera spesso fuorviante. Soprattutto dopo l’attentato di Madrid (11 marzo 2004, n.d.a.), per l’omonimia di Yousuf con uno degli attentatori, la diffidenza e i sospetti tra loro crescono a dismisura fino a diventare devastanti.
Il film è stato presentato prima negli Stati Uniti, quali sono state le reazioni?
Molti arabi ci hanno ringraziato per averli rappresentati come un popolo e non esclusivamente come terroristi. Ci dicevano che in America non hanno più amici, e le persone che conoscono ora, quando scoprono che sono arabi chiudono i rapporti con loro.
Gli americani si rendono conto di questa situazione?
Guarda, è come un virus sotterraneo che mina tutta la società, apparentemente è tutto normale e va tutto bene, poi ti rendi conto di come sia pilotata l’informazione negli USA: io sono rimasto sconcertato, ne sappiamo molto più noi in Italia di quello che succede in America che loro che ci vivono. Stando qui ti rendi conto che chi decide di fare la guerra e di mandare a morire così tanti ragazzi riesce a manipolare anche l’informazione e quindi le menti della gente. Certo, grazie a internet sanno anche che c’è un’altra informazione ma non sono tanti quelli che decidono, o che hanno il tempo e le possibilità, di mettersi a navigare in cerca di un altro tipo di informazione. Vivono una situazione di emarginazione che a loro sembra del tutto normale.
Da italiano come vivi questo stato di cose?
Sono sconcertato: qualche giorno fa ero con mio figlio in una sala di videogames e mentre quando noi eravamo piccoli sparavi ai mostri, adesso i nemici sono gli arabi! E questo è ancora più agghiacciante se pensi che tutti i drammi che ci sono stati fino ad ora, tutto l’odio razziale, tutte le stragi non sono servite a nulla. Fino a che gli americani non capiranno che gli arabi vanno considerati come un popolo fatto di tanta gente che crede nella pace e nei nostri stessi valori, e non vanno confusi con il terrorismo, difficile che la situazione nel mondo cambi.
Ci sono americani che lo capiscono?
Quelli che hanno un certo livello intellettuale e culturale e si creano un’identità politica riescono a scindere le due cose, però il problema sta nelle persone umili, come sono i due protagonisti di Io, l’altro, che vivono in uno stato di semi-povertà; Giuseppe e Yousuf sono due pescatori che sentono solo le notizie che passa la radio e come le trasmette.
Il film La finestra di fronte di Ozpetek è stato un po’ lo spartiacque della tua carriera? Fino a quel momento facevi solo film d’azione, lì invece eri un bancario timido, impacciato e problematico...
Forse per la prima volta un regista ha visto in me delle potenzialità diverse, spesso i produttori (e i registi stessi) ti vedono solo in una parte. Però se non sei un divo affermato non puoi permetterti di rifiutare troppe cose. Sicuramente La finestra di fronte (ma anche La fiamma sul ghiaccio di Umberto Marino) mi hanno fatto venire voglia di fare anche altre cose.
È difficile vivere negli Stati Uniti, mecca del cinema, da attore italiano?
Ogni situazione è difficile perché racchiude in sé tante potenzialità diverse. Però se credi in qualcosa e vuoi raggiungere il tuo obiettivo, devi andare a cercare dove ti sembra che ci siano le condizioni migliori per te. Se credi in te stesso e nel tuo mestiere, è un momento di crescita, un miglioramento umano, civile e artistico assolutamente fondamentale.
Cosa rappresenta per te l’America?
Un ampliamento di vedute. Qui ci sono più opportunità magari più piccole ma tantissime. C’è un cinema indipendente di grande qualità e spessore, non solo Hollywood. È come mettere un soldo in una slot machine: gli USA ti danno questo soldo, la possibilità di giocare e vedere se vinci.
È valsa la pena quindi andare a L.A.?
Tutto nella vita vale la pena, nel bene e nel male.
Come è visto il nuovo cinema italiano?
I produttori che pensano solo al box office non ci considerano affatto, però molti altri indipendenti hanno grande considerazione di noi, stimano molto la nostra nuova cinematografia perché è fatta di sentimenti.
Cosa stai facendo in USA?
Ho girato una fiction diretta e prodotta da Ridley e Tony Scott con Chris O’Donnell, Alfred Molina, Michael Keaton. Parla della CIA e nell’episodio in cui recito, sono il capo delle truppe cubane che combattono contro Fidel Castro durante la crisi della Baia dei Porci (1962, n.d.a.).
Tornando a Io, l’altro, quanto ci punti?
Tanto, perché rispecchia il mio modo di pensare, i valori in cui credo e che cerco di trasmettere ai miei due figli. È un film piccolo, a basso costo, che abbiamo girato in quattro settimane spendendo 700.000 euro. Però è un film vero che affronta temi interessanti, e questo è il cinema che mi piacerebbe fare. Senza però disdegnare quello d’intrattenimento e di genere.
(marzo 2007)

05/03/07

Andrew Howe: ll predestinato


Vigna di Valle è a 50 km da Roma, sulle rive del Lago di Bracciano dove regna una quiete e una pace quasi irreali. Qui si trova il Centro Sportivo dell’Aeronautica, con un campo di atletica che non ha nulla da invidiare al prato e alla pista dell’Olimpico. E’ qui che si allena Andrew Howe, campione d’Europa di salto in lungo a Birmingham con il record italiano di m. 8,30, speranza dell’atletica azzurra, prossimo protagonista ai Mondiali di Osaka in programma ad agosto. Andrew è un ragazzo semplice, sorridente, tranquillo (ma solo all’apparenza) che in gara (e su un palco) tira fuori tutta la sua incommensurabile energia. E con tre caratteristiche fuori dal comune: una mamma (René Felton, atleta anche lei) che lo allena, un’intolleranza verso l’America e gli americani e una passione sfrenata per la musica rock.
Perché pur essendo nato a Los Angeles e vissuto lì per i primi 5 anni della tua vita, non sopporti gli Stati Uniti?

Ma è più facile essere allenati da mamma?
Per certi aspetti è abbastanza difficile però alla fine è meglio così perché nessuno mi conosce come lei.
Sei nato a Los Angeles e cresciuto a Rieti, perché hai scelto di diventare italiano?
Più che altro perché mamma mi ha portato qua da bambino, sono cresciuto qua e mi sembrava normale scegliere l’Italia. Non mi sento per niente americano, non ho niente dell’America.
Mai avuto rimpianti per non aver scelto la nazionale USA?
Mai, assolutamente, anche perché non facevo parte di loro, non ragionavo come ragionano loro. Certo, in alcuni casi è normale che esca fuori l’americano in me, però alla fine cerco di reprimerlo molto perché non mi piace.
Non ti identifichi nell’americano?
Assolutamente,non mi piace proprio.
Quindi non hai mai pensato neanche per un attimo di lasciare l’Italia e tornare lì?
Mai, per carità!
Qual è la cosa che ti piace meno dell’essere americano?
Secondo me sono troppo inquadrati su ogni singola cosa, e poi se la tirano tantissimo, pensano sempre di avere tutto che sono i migliori invece non hanno né più né meno di quello che abbiamo noi. Della storia che abbiamo noi loro non hanno neanche la metà, anzi non ce l’hanno proprio. poi il mangiare non ne parliamo.
Tuo padre è americano e vive negli USA, ogni tanto ci vai quindi in America a trovarlo?
L’anno scorso ci sono andato una volta, ma perché dovevo fare la preparazione in un posto caldo e Los Angeles è il posto che conosco meglio quindi sono andato là, ma mio padre sono sette anni che non lo vedo, non vado mai per lui.
Tu hai un nonno putativo – se così possiamo dire – che è Tommy Smith, atleta di colore divenuto celebre per aver salutato sul podio delle Olimpiadi in Messico del 1968 la folla con il pugno alzato e il guanto nero (il saluto a sostegno del movimento denominato Olympic Project for Human Rights (Progetto Olimpico per i Diritti Umani), nda), e di recente anche tu salendo sul podio hai salutato così, perché?
Be’ lui è stato veramente una specie di nonno per me, è stato sempre vicino a mia madre (che si allenava con lui) nel momento della malattia, a me mi ha visto crescere, mi ha tenuto in braccio da piccolo e quindi mi sembrava un saluto e un omaggio dovuto a lui che dopo quel gesto ha avuto un sacco di problemi, non ha avuto lavoro per più di vent’anni per quel saluto. Un saluto che ogni singolo americano avrebbe dovuto fare e che invece solo lui e John Carlos (arrivato terzo in quella finale) hanno avuto il coraggio di fare. Perché ci voleva davvero coraggio a fare quel saluto nel ’68 dopo la morte di Martin Luther King e tutto quello che succedeva in Vietnam. Ha lavorato per quasi 10 anni come bidello poi l’hanno preso come sotto-sotto allenatore a Santa Monica
Come padre putativo invece hai avuto Carl Lewis, che ha detto che tu supererai il limite dei 9 metri nel salto in lungo...
Sì, lo ha detto quando avevo tre anni, prendendomi in braccio e alzandomi verso il cielo ma come si fa coi bambini quando ci giochi. Questa cosa poi ha fatto il giro del mondo.
Da lì però ti chiamano il predestinato?
Diciamo che mi ci chiamano da quando ho fatto 7,52 a 15 anni, nel 2000 a Fano, che è stato il salto più lungo nel mondo di un ragazzo di quell’età, record che resiste ancora oggi.
Ma tu ti senti un predestinato?
No, preferisco essere più concreto che predestinato.
Perché hai scelto l’Aeronautica per allenarti?
Più che altro perché io volo quindi – scherzosamente – siamo lì. Innanzitutto perché mi hanno dato una mano quando non stavo tanto bene, e questo è stato molto importante, poi perché per me è fondamentale allenarmi in un posto molto tranquillo e molto silenzioso e il centro sportivo qui è perfetto perché non ho pressioni addosso, gestiscono tutto quello che arriva da fuori e di un’onda di 5 metri mi fanno arrivare una cosa minima.
Ti stai allenando per i Mondiali di agosto in Giappone: come ci si prepara a un appuntamento così importante?
Si lavora tanto tanto tanto. C’è una fase di pesi, una di corsa, adesso ci siamo accorti che correndo sulla pista con le scarpe chiodate toglie un po’ di sensibilità ai piedi quindi mi sono messo a correre scalzo sull’erba, a fare le ripetute dei 100, 200, 300 e 400 sull’erba. La preparazione è difficile, come tutte le cose.
Com’è la tua giornata tipo?
Verso le 9.30 comincio a riscaldarmi, alle 10 inizio a fare esercizi poi dipende da quello che mi dice mamma, però siccome non me lo dice mai quello che devo fare in allenamento, parto da solo.
E’ cambiato il rapporto con tua madre ora che sei Campione d’Europa?
In un certo senso, più che altro è cambiato da quando ha iniziato a farmi da allenatrice, perché ho visto un lato di lei che non avevo mai visto. Quand’ero bambino quando iniziavo a fare gli sìostacoli le ho chiesto aiuto perché non avevo nessuno che mi allenava e lei è venuta al campo a darmi una man. E’ stata grande perché pur essendo stata una campionessa in passato non mi ha mai imposto le cose, sono tuttte partite da me. Lei poi è stata ben felice di farlo.
Quante ore al giorno ti alleni?
Sei.
E quando non ti alleni?
Suono la batteria.
Esiste il doping nell’atletica?
Purtroppo sì. Ho visto tantissimi atleti dopati, per dire una la Atanu un’atleta greca che fa i 100 mt. l’ho vista prima che la prendessero e dopo che l’hanno presa e squalificata due anni per doping. Ne conosco un bel po’ di questi soggetti. Devo dire però che non è così facile capire all’istante.
Ma i risultati in pista si vedono? Perché un ragazzo di sedici anni dovrebbe doparsi?
Il problema è che la gente pensa che ti prendi il doping e vai più forte, invece non è così: ti dopi per allenarti di più e per andare più forte perché il corpo può resistere solo a un certo allenamento, cioè non puoi sovraccaricare il corpo e pensare di fare certe prestazioni perché il corpo si autodistrugge non sa più dove prendere le forse, le proteine, il GH che è un altro ormone, lo steroide quindi servono da altri accumuli e dopandoti gliene dai altri e quindi cresci e di conseguenza lavori più facilmente. Questa è più che altro la situazione. Tante persone pensano che se ti dopi vai più forte, che stai tutto il giorno senza fare niente e poi vai più forte anzi ti devi allenare ancora di più se ti dopi. Quindi è molto più probabile che si dopi una persona che si allena tantissimissimo che una che non si allena per niente.
Cosa pensi prima di saltare?
Dipende dalla situazione in cui sto: se sto in una situazione come in quella di Birmingham, in cui dovevo fare un grosso salto perché ne avevo già falliti due penso solo a prendere e a spaccare quella tavoletta, andare più lontano possibile a scendere e a fare più casino possibile per distruggere la gara agli altri, anche emotivamente. Lo faccio anche perché so che li deconcentro totalmente perché non succede nell’atletica che dopo un salto buono uno faccia tutta ‘sta caciara. Quello che viene dopo o è troppo gasato, pia la pedana, fa un urlo e fa casino oppure si scarica completamente e fa sette metri.
Cosa ti carica di più prima di saltare?
Tante cose che mi passano per la testa. Non sembra ma io sono una persona molto rabbiosa, sono uno che si carica facilmente percé pensa a quello che deve fare. A Birmingham io pensavo che dovevo vincere punto e basta, non avevo il diritto di perdere. Mamma mi ha detto guarda tu vieni qui a vincere perché no puoi essere battuto da persone che non saltano nemmeno la metà di quello che puoi saltare tu.
Quindi salta, fai quello che sai fare tu e vinci sta maledetta gara, prendi sta medaglia.
Arriviamo alla musica, tu sei batterista, hai una grande passione per il rock, hai un tuo gruppo (i Craving) con cui hai già fatto un disco. Potrebbe essere il tuo mestiere quando deciderai di smettere?
Suono da quando avevo 9 anni quindi voglio che diventi una professione dopo che finisco con l’atletica, assolutamente.
Avete già un’etichetta?
Al momento no, questo lo abbiamo registrato completamente noi. Adesso la cosa importante sarebbe trovare un’etichetta che ci porti su. Noi facciamo un punk rock un po’ diverso,
C’è qualche italiano che ti piace?
Be’, io sono molto punk rock e in Italia non c’è nulla del genere. Io ascolto i Sepultura, gli Slipknot, di cui ero un appassionato totale, tutta roba molto pesante.
Quali sono i tuoi gruppi preferiti?
Il top sono i Tool, stanno all’apice, ci stanno i Tool e basta, poi mi sento anche i Deftones, i Korn, quando ero piccoletto ascoltavo i Limp Bizkit, ogni tanto. Ho una caterva di dischi del genere, in macchina ce ne ho 260 a casa poi non ne parliamo.
Li hai mai visti i Tool dal vivo?
Sì a giugno scorso al Palaghiaccio di Marino...
Sei salito sul palco?
Magari!!! Per me era un’emozione talmente forte perché vaneggi talmente tanto sentendo la loro musica, ti prende talmente tanto che quando sono entrato lì dentro è stato proprio bello bello.
Tra l’altro tu potresti utilizzare la tua fama di atleta per salire sul palco...
Per carità di Dio non lo farei mai. Mi massacrerebbero.
Non pensi che magari qualche discografico, potrebbe sfruttare, fiutando il business, la tua fama di atleta di fama mondiale per farti fare un dsco?
Spero proprio di no e sai perché? Perché preferisco farlo da musicista che è molto più bello, poi se siamo bravi andiamo avanti se no facciamo un passo indietro.
Concerti con i Craving?
Adesso abbiamo un mucchio di cose che possiamo portare in giro quindi sicuramente faremo concerti in giro. Poi il mio chitarrista suona anche con gli Undertakers e loro sono molto più grandi di me come età. Quindi contiamo molto sul fatto che qualcuno ci venga a sentire e capisca il genere perché venendo dall’America è un conto, venendo dall’Italia è un altro. In America ci stimano tantissimo e se riusciamo a tirare fuori qualcosa del genere ed esportarlo lì diventa una cosa gigantesca.
Quando trovi il tempo per suonare?
Suono il venerdi, il sabato e la domenica a Rieti nella saletta nostra. Poi ho anche un posto qui per suonare quando finisco gli allenamenti anche se sono molo stanco.
Scrivi anche i testi e/o la musica?
Un po’ sì,un po’ no. Li scriviamo insieme.
Come partecipi al processo di produzione?
Il chitarrista (Stefano Casania) fa un riff e veine fuori quello che viene fuori, ci viene istintivo poi fare una canzone. Se ci metti in una stanza er una giornata intera ti facciamo venti canzoni. Poi c’è il bassista che è Lucio Faraglia.
E’ vero che ti piacerebbe suonare in un centro sociale?
Certo, quello è un posto genuino. Il sogno mio è quello di suonare un giorno di fronte e a migliaia e migliaia di persone, suonare in un posto piccolo penso che tocchi di più il cuore della gente, è molto più bello e convolgente, le persone stanno lì e le vedi in faccia.
A cosa non rinunceresti mai nella vita?
Il mangiare, io sono uno che mangia tanto tanto tanto, mi piace moltissimo l’amatriciana e a volte mangio solo quella. Poi penso la batteria, sicuramente.
Il sacrificio più grande che hai fatto finora?
Penso ancora di non averlo fatto.
Avrei voluto chiederti se ti mancano gli USA ma mi sembra che non te ne freghi proprio nulla...
Ci vado in vacanza e per allenarmi mi sento straniero. Quando sto lì, anche se parlo l’americano, mi comporto come se non lo capissi, lofaccio apposta perché proprio non mi piacciono. Ma neanche le donne, ho avuto una piccola storia con una ragazza americana – mamma mia – dopo tre giorni sono andato a comprare i biglietti.
Tu anziché avere il mito dell’America hai il mito dell’Italia?
Ma certo,ma anche in America è così, amano gli italiani perchénon avranno mai il gusto nostro, quello che abbiamo noi. Il modo, la bellezza delle donne, delle persone, come si tratta la gente, In America ci sono tante cose che a me non mi piacciono proprio, non hanno la genuinità che abbiamo noi. E poi ci sono tante cose che io proprio non sopporto dell’America.
Quali?
La sanità, se uno sta male vai in ospedale e se non sei assicurato non ti possono fare niente, mentre invece in Italia ti curano ti assistono e questa è una cosa fondamentale che non deve cambiare mai. E poi la politica, il fatto che ci sia una persona sola che comanda e fa tutto lui, Bush ha fatto un casino quest’anno, l’America e tutti quanti nel mondo non vedono l’ora che venga scalzato dalla sua posizione.
Sei un idolo per molti ragazzi, qual è la cosa che vorresti che arrivasse ai ragazzi?
Più che altro io penso che debbano essere se stessi, né più né meno. Io per esempioquando ero piccolo mi sono scelto ben bene i miei modelli, però non è che li ho scelti e seguiti ciecamente, perché non chiederei mai questo, anzi penso che uno più diventa grande e famoso più debba essere umile e alla portata di tutti, e invece tra calciatori e altri non mi sembra che ci sia questa attitudine. Io in questo senso sono molto tranquillo, non voglio dare delusioni a chi mi prende come modello. Io preferisco che uno mi guardiper quello che sono: un ragazzo che corre e salta e a cui se chiedi un consiglio te lo dà spassionatamente senza pretendere che tu lo segua a tutti i costi.
E’ sempre la voglia di spaccare tutto che ti dàlo stimolo giusto per tutto, che sia un salto, una corsa o un concerto?
Purtroppo sì.
Perché purtroppo?
Perché ogni tnato ci vuole anche la calma.
Quanto conta la grinta nello sport?
E’ tutto, se non hai grinta non vai da nessuna parte.

BOTTA SECCA

Hamburger o amatriciana?
Amatriciana tutta la vita
Cheesecake o ciambellone?
Ciambellone, scherzi, ciambellone con un po’ di latte è il massimo
Salto o velocità?
Salto, per adesso
Record dei 9 metri o medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino (2008)?
Mmm... facciamo tutte e due
Oro olimpico o ai Campionati del Mondo?
Oro olimpico, decisamente, è molto più bello
Indoor o outdoor?
Aria aperta
Atletica o rock?
Eheehehe, boh... per adesso devo dire atletica se no la federazione mi stacca le orecchie, poi rock
I-pod o musica dal vivo?
Purtroppo devo dire i-pod perché mi sento solo quello, giro solo con quello.
L’ultima è difficile... medaglia di bronzo,e sottolineo bronzo, a Pechino (2008) o scudetto alla Lazio?
Questa è davvero difficile.. vabbe’ scudetto alla Lazio sai perché? Perché ogni volta che la Lazio vince lo scudetto io faccio qualcosa di grande, basta!
(realizzata nel Centro Sportivo dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle a marzo 2007)



Andrew Howe è nato a Los Angeles il 18/05/1985 (Toro)