20/02/07

Riccardo Scamarcio




Bello, è bello. Simpatico un po’ meno. Almeno all’inizio. Dopo un po’ però si scioglie e cambia completamente. Basta non fargli domande sul suo privato. Riccardo Scamarcio è l’attore italiano più richiesto del momento, il 2007 è iniziato all’insegna del suo nome: protagonista di Manuale d’amore 2, di nuovo Step in Ho voglia di te, poi interprete di Mio fratello è figlio unico (di Daniele Luchetti), e nel frattempo, per non perdere l’abitudine, sta girando il nuovo film di Sergio Rubini, un thriller che racconta la storia tra un critico d’arte e un giovane scultore. Ma oggi parliamo di Step, del personaggio che ha segnato la sua carriera, rendendolo un idolo incontrastato delle ragazzine (e non) di tutta Italia. Step è tornato, ed è tornato con le sembianze di Riccardo, che all’inizio aveva rifiutato la parte. Cosa ti ha fatto cambiare idea? È stata una decisione abbastanza sofferta, ma il fatto che ci fosse Laura (Chiatti) con cui avevo già lavorato ha contribuito, e poi il poter fare un piccolo riadattamento dei dialoghi e alcuni cambiamenti di scena, modificando così un po’ la sceneggiatura che mi sembrava la parte più debole del progetto. Step ti somiglia? Inevitabilmente mi somiglia, quando costruisco un personaggio cerco di trovare delle connotazioni precise fisiche alle quali aggrapparmi. Dal punto di vista psicologico questo Step qui è più vicino a me di quanto non lo fosse il primo, perché sostanzialmente è più maturo, così come lo sono anch’io. Quando decido di fare un personaggio, elimino tutti i preconcetti che posso avere anche rispetto a lui, all’operazione cinematografica e a tutto il resto. Per poter recitare devo amare quel personaggio perché altrimenti non lo amerà neanche il pubblico. Le caratteristiche che poi deve avere Step le vado a cercare dentro di me. Io Riccardo non farei le cose che fa lui, questo è chiaro, però il metodo, il colore che gli do è mio. Per molti adolescenti sei un modello a cui ispirarsi, pensi di influenzare la loro vita? Non faccio né il politico né mi sento minimamente responsabile rispetto alla vita di chi mi segue con tanto affetto, però è chiaro che mi riempie di gioia. Il mio unico modo di dialogare con loro è facendo i film, o esprimendo delle mie considerazioni dalle quali - chi vuole - può trarre delle conclusioni su come sono fatto o su come vedo la vita. Cosa pensi dei rapporti che sempre più giovani instaurano tramite internet? Internet ci aiuta moltissimo, ma le chatt, sono una forma di comunicazione virtuale perché due persone non hanno la possibilità di guardarsi negli occhi, di conoscersi, di vedere chi sono realmente. Mi mette un po’ tristezza instaurare dei rapporti attraverso un computer… Pensa però che ci sono un’infinità di siti e pagine dove si discute di te... Lo so e mi dispiace molto quando scopro gente che parla a nome mio, che mette delle mie foto e altre cose assurde. Ognuno fa un po’ come cazzo gli pare con la mia faccia, ma non posso sprecare la mia vita a proteggermi da queste cose. Io mi auguro che chi sa, e ha un minimo di intelligenza, capisca che non sono io che faccio queste cose. Qual è il personaggio più difficile che hai interpretato? Ogni film ha una sua difficoltà, per esempio questo Step è stato difficile perché non sono stato aiutato dalla scrittura e quindi ho dovuto reinventare e cercare di colorare, di sfumare il personaggio per non fare tutte le scene piatte. Come prepari un personaggio? Leggo tutta la sceneggiatura e capisco che cos’è il film, qual è l’emozione che vuole portare, cosa vuole raccontare la storia. Poi cerco di capire chi è il personaggio e che cosa rappresenta nel film. A quel punto comincio a fare delle scelte: come cammina, come mangia, come lo facciamo parlare, che inflessione gli diamo? Questa mia idea la porto al regista e decidiamo. Il tuo rapporto con i giornalisti? Parlo con molta rilassatezza con la stampa, certo è la parte del mio lavoro che mi piace meno. Ma lo faccio. Sono poco paraculo, nel senso che mi piace dire le cose così come le penso. Cosa vuol dire per te aver lavorato con un mostro sacro come Abel Ferrara?
Un privilegio averci lavorato anche solo un giorno, è il vero genio e sregolatezza del cinema mondiale. Ti piacerebbe lavorare all’estero? Spero e prego di lavorare un giorno all’estero, ma non è facile perché devi imparare bene l’inglese e tante altre cose. Sei molto orgoglioso di essere pugliese e - in quanto tale - per te il maschio è capobranco e la femmina deve stare accanto a lui e occuparsi dei figli: sei realmente convinto di questo? Ecco, questa seconda affermazione è stata frutto di una battuta che non ho detto così: è stata estrapolata dal contesto. Molto spesso sono vittima della mia franchezza: in quel discorso ho detto che non mi piace pensare che l’uomo e la donna siano uguali. Ho detto che ci sono delle differenze, e che mi diverte mettere l’accento su queste differenze. Detto ciò: sono io il primo che dà libertà e vuole che la donna abbia una sua indipendenza e un ruolo fondamentale, tant’è vero che sto con un’attrice. Ma se vado al ristorante con due donne, mi alzo e pago il conto. Come istinto fisiologico il maschio è capobranco, perché nella preistoria quando ci siamo socialmente formati, dicono, l’uomo cacciava e la donna stava nella caverna. Questa insomma è la frase estrapolata. Se poi vuoi comunque strumentalizzare la cosa, e mettermi in bocca cose che non penso... Un personaggio che ti piacerebbe interpretare? Finora ho sempre fatto il giovane eroe romantico, ora mi piacerebbe un carattere un po’ più complesso, come avevo in Texas: un uomo con problemi apparentemente piccoli che però evidenziavano una complessità psicologica molto forte del personaggio. Ecco mi piacerebbe andare in questa direzione. Uno che non interpreteresti mai? Non c’è in assoluto un personaggio che non interpreterei mai, non mi piacerebbe fare un brutto film, ma a volte capita di farlo. Finora però sono molto contento delle mie scelte. È vero che consideri Mio fratello è figlio unico una delle cose più belle che hai fatto? Sì, perché appaga questa mia esigenza di portare in scena un carattere forte. Il tuo rapporto con la politica? Mi interesso molto di politica, mi piace e credo che ognuno di noi debba farsi un’idea sua perché quando andiamo a votare, quella crocetta è fondamentale. Credo nel potere del singolo, quindi ognuno di noi con il suo pensiero, anche se di poco, può cambiare le cose. Ho un grande fervore per la politica e credo che ce l’avrò fino alla fine dei miei giorni. Però, ora come ora, per capirci qualcosa di politica bisogna davvero impegnarsi molto; anche perché non sempre le cose ci vengono spiegate bene. Pacs, matrimoni gay, adozioni: pro o contro? Assolutamente favorevole ai pacs e ai matrimoni tra gay, assolutamente contrario all’adozione per i gay e tanto più per i single, perché il nucleo familiare tradizionale è indispensabile per la crescita di un bambino. Mi viene l’angoscia quando una parte della politica, vecchia e ipocrita, cerca di far passare i matrimoni gay come una minaccia alle famiglie. Non è vero: chi si vuole sposare con una donna, si sposa e fa figli, ma questo se ha le possibilità economiche necessarie. Nel nostro Paese la vera minaccia alle famiglie per me è data dall’economia disastrata, troppa gente non ha più i soldi per poter metter su un nucleo famigliare. Questo è il problema.
(realizzata a febbraio 2007 negli uffici Warner di Roma)