11/05/07

Passaggio in India




Un viaggio in India è qualcosa in più di un viaggio turistico, è un’esperienza forte che può – lo ha fatto a moltissime persone nel corso dei secoli – anche cambiarti la vita.
Enorme, sovraffollatissima, calda e umida, sporca e maleodorante eppure l’India emana un fascino che non scopri subito, ma solo a distanza di mesi.
Il nostro viaggio parte da New Dehli, la capitale, città dei Ministeri e delle ambasciate, del Palazzo Presidenziale, dei giardini curati con precisione maniacale, anzi britannica. L’India,infatti, ha raggiunto l’indipendenza solo il 14 agosto 1947, prima di allora faceva parte dell’impero britannico. E furono proprio gli inglesi che trasformarono la città costruendo la Nuova Dehli e rendendola capitale. Dehli è una città di 12 milioni di abitanti dalle mille facce diverse: costruita su se stessa per ben otto volte è una megalopoli estremamente contraddittoria. Da una parte l’immensa povertà di un popolo che vive ben al di sotto del limite di sussitenza, per strada, senza case o in baracche luride e fatiscenti. Dall’altra una tecnologia avanzatissima, un’industria cinematografica che non ha rivali al mondo (nemmeno Hollywood) e una produzione agricola che rende l’India il secondo paese al mondo nell’esportazione di frutta. Accade quindi che puoi stare in uno dei migliori hotel della città, in pieno centro, e sul marciapiede c’è la vecchia lebbrosa che ti chiede l’elemosina, i bambini vestiti di pochi stracci e abbandonati a se stessi che ti circondano con la speranza di ricevere una caramella, un cioccolatino, un sapone o uno shampoo dell’albergo. Superato l’impatto iniziale, scopri che Dehli è anche una città molto bella, oltre che rumorosissima. Divisa nella città vecchia e nuova, si snoda sulle rive dello Yamuna, fiume sacro per gli induisti. Nella parte vecchia, spiccano due edifici: il Forte Rosso (Lal Qila) e la Moschea del Venerdi (Jama Masjid) posta proprio al centro del quartiere musulmano di Chandni Chowk. Il Forte Rosso (chiuso ogni anno a metà agosto in occasione della festa dell’Indipendenza) è una sorta di mini-villaggio fortificato che si estende su una superficie di 3 km quadrati con mura alte dai 20 ai 30 metri e una porta principale (il Lahori Gate) a 3 piani. Sempre sulle sponde dello Yamuna, più a sud, c’è il Raj Ghat, sacrario dove sono conservate le ceneri del Mahatma Ghandi. Su una semplice pietra quadrata nera arde una fiamma perenne in memoria dell’uomo più rappresentativo dell’India.
Nella zona nuova, da vedere subito il Gate of India, l’arco alto 42 metri e posto all’inizio del Rajpath, il viale imperiale lungo 2 km circondati da prati curatissimi, che porta al Palazzo Presidenziale (Rashtrapati Bhavan): 340 stanze che un tempo ospitavano il viceré britannico e oggi il Presidente della Repubblica Indiana. Edificio dal fascino antico e romantico è il Mausoleo di Humayun (imperatore della dinastia Moghul) fatto costruire nel 1556 dalla moglie dello stesso Humayun per ricordare l’amatissimo sposo. Realizzato in pietra arenaria rossa con decorazioni in marmo bianco, è una struttura imponente che si sviluppa intorno ad una sala ottagonale al centro della quale è posto il cenotafio dell’imperatore. Tra i numerosissimi templi della capitale, segnaliamo quello di Lakshmi (dea della ricchezza) e il tempio Baha’i, realizzato da Le Corbusier con la particolarissima forma di un fiore di loto. Per chi ama lo shopping imperdibile Connaught Place, una piazza costruita sul modello della città inglese di Bath con 8 strade radiali e 3 concentriche. Al centro un mega centro commerciale sotterraneo dove c’è di tutto. Infine, il complesso archeologico del Qutub Minar, un parco con le rovine delle 8 città di Dehli e la torre di Qutub costruita nel 1197.
BOX NEW DEHLI
Dove dormire:
Park Hotel, 15 Parliament Street, New Dehli 110 001 (www.theparkhotels.com)
Oberoi, Dr. Zakir Hussaind Marg
Dove mangiare:
Karim’s, Gulli Kababian nella Old Dehli, ristorante tradizionale con 5 sale e piatti della migliore cucina indiana.
Kandahar (cucina Moghul), Baan Thai, La Rochelle (cucina occidentale) tutti e 3 situati all’interno dell’Hotel Oberoi
Come si arriva: Voli Alitalia da Roma e da Milano

Dalla capitale al Rajastan
Lasciando Dehli passiamo al Rajastan, la terra dei Maraja. Sulla strada per Jaipur ci fermiamo a Samode, cittadina di vicoli strettissimi che vanta uno dei palazzi più belli dell’intero paese. Costruito nel 19° secolo, il Palazzo di Samode è oggi un magnifico albergo. Quando si arriva a Jaipur, il colpo d’occhio è fantastico: tutti i palazzi e i muri del centro sono rosa, secondo una tradizione che si rinnova ogni 5 anni: dipinta per la prima volta di rosa dal Maharaja Ram Singh nel 1863 in onore del futuro re d’Inghilterra Edoardo VII viene costantemente riverniciata. Tra centinaia di negozi che vendono qualsiasi cosa, soprattutto monili d’argento, donne bellissime nei loro sari coloratissimi, di cotone o di seta a seconda della casta di appartenenza, spicca il particolarissimo Palazzo dei Venti (Hawa Mahal). Un palazzo, costruito nel 1799, che in realtà è un’unica facciata piena di finestre da cui le donne di corte potevano guardare la strada senza essere viste.
Lo splendore del Taj Mahal
Tappa successiva è Agra, famosa per lo splendido Taj Mahal, edificio simbolo della dinastia Moghul fatto costruire dall’imperatore Shah Jahn per l’adorata moglie morta di parto al quattordicesimo figlio. Realizzato tutto in marmo bianco e arricchito da pietre preziose provenienti da tutta l’Asia, il Taj Mahal si specchia nelle acque del fiume Yamuna ed è immerso in uno splendido giardino che rappresenta (secondo la credenza musulmana) il paradiso. Affollatissimo in qualsiasi giorno dell’anno, è preferibile visitarlo al mattino presto per evitare le lunghe code. Ma l’effetto e i colori che si vedono al tramonto regalano uno spettacolo unico al mondo.
La città sacra
Con un volo inerno, arriviamo a Varanasi, la vecchia Benares, città bagnata dal Gange e considerata sacra dagli induisti, che qui ci vengono almeno una volta nella vita, preferibilmente a morire. Sì, perché la fede dice che chi muore qui vada direttamente in paradiso. Le strade sono caotiche, strapiene di gente, di auto, di risciò, di biciclette e di mucche. Due le cerimonie che si svolgono ogni giorno e che raccolgono milioni di pellegrini che arrivano da tutto il mondo: quella del tramonto, con i coloratissimi bramhini che danno vita ad un autentico spettacolo a cui si assiste dalle barche. Il colore degli abiti dei bramhini è arancione acceso, limpido e solare, in totale contrasto con il marrone, cupo e tetro del fiume sacro. Eppure è quel fiume a dare la purificazione da tutti i peccati e una reincarnazione migliore. I riti sono accompagnati da musica, canti, suoni di campanelli, battiti di mani ritmati e ripetuti dalla folla che assiste alla cerimonia. E poi tanti incensi, offerte votive, fiori e candele che vengono deposte nell’acqua, fedeli che si bagnano nel fiume. Ma è all’alba che si svolge la cerimonia più suggestiva, quella della purificazione: arrivano a migliaia, in silenzio, seminudi, o coperti di panni poverissimi, e si immergono nel Gange, pregando e bevendo quell’acqua che per chi non è induista è putrida e minacciosa, quasi. I ghat (le gradinate che degradano dalle strade al fiume) si popolano di tantissima gente, donne e uomini rigorosamente separati, tutti in preghiera. Quando torni indietro arrivi alle pire dove vengono cremati i defunti. Il silenzio è intenso, il rispetto enorme. Al di là delle pire si dipanano i vicoli strettissimi della città vecchia, stradine che si snodano in un labirinto che ti coinvolge e ti frastorna. Tra questi vicoli pieni di botteghe e di artigiani, di tempietti e offerte a Ganesh (dio della fortuna) all’improvviso spunta il Tempio d’Oro: un colpo d’occhio incredibile.
La metropoli del futuro
Il nostro giro si conclude a Mumbai, ovvero Bombay. La città più “normale”. tra quelle viste. Sembra la New York di vent’anni fa e si capisce subito che nel giro di pochi anni Mumbai e l’India intera saranno il centro del mondo. Da vedere assolutamente l’Indian Gate, un arco maestoso costruito in onore del re inglese Giorgio V che costituiva la porta d’ingresso nel continente indiano. Alle spalle di questo splendido arco, il miglior hotel della città: il Taj Mahal. Austero ed elegantissimo, è un albergo dal fascino antico. Il bar a bordo piscina è prerogativa dei soli ospiti dell’hotel ed è un’oasi di pace e di raffinatezza nella confusione al di là del muro. Ma anche Mumbai ha le sue contraddizioni: cumuli di spazzatura, mendicanti sporchi e laceri, fogne a cielo aperto, topi grandi come cani. E di contro il futuro, la tecnologia, Bollywood, l’industria cinematografica più produttiva e ricca del mondo, e la consapevolezza di essere destinati a diventare la prima potenza mondiale.
Ma anche questo è il fascino dell’India.

Dove dormire

A Jaipur
Rambagh Palace (ex residenza del Maraja della città), Bhawani Singh Road, tel. 91141 381 919
Raj Palace, Chomu Havell Joravar Singh Gate Amber Road

Ad Agra
Taj View Hotel, Taj Ganj
Amarvilas, Taj East Gate Road,

A Varanasi
Taj Ganges, Nadesar Palace Grounds
Radisson Hotel Varanasi, The Mall, Cantonment

A Mumbai
Taj Mahal, Apollo Bunder, Colaba, Tel. 022202 3366
InterContinental Marina Drive, 135 Marina Drive, Mumbai

Dove mangiare
In genere gli hotel segnalati offrono anche i migliori ristoranti della città e la possibilità di scegliere tra vari tipi di cucina (oltre a quella locale).
Segnaliamo anche:

A Mumbai
Trishna, Kala Ghoda (dietro la Rhythm House) tel. 022 2672176 (ottimo pesce e frutti di mare)
Rajdhani, Sheikh Memon (di fronte al mercato Mangaldas)

A Jaipur:
Gulab Mahal, Taj Jai Mahal Palace, Jacob Rd., Civil Lines, tel. 141 222-3636
The Copper Chimney, Mirza Ismail Road, Panch Batti, tel. 141 237-2275

Ad Agra
Chiman Lal Puri Wallah, Chimman Chauraha, tel 0562 236-7430
Esphahan, Amarvilas, Taj East Gate End, tel. 0562 223-1515

3 commenti:

Unknown ha detto...

Non poteva che essere il mio, il primo commento. Anche tu hai il blog. Mi sa che dovro' adeguarmi anch'io....
Baci, Patrizio

Unknown ha detto...

... e io non potevo che seguire a ruota, ça va sans dire...
evviva
Paolo

Anonimo ha detto...

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