03/01/08

Il fondamentalista riluttante



Bello, bellissimo. Soprattutto per chi ha amato l'America (come me) e continua in qualche modo ad amarla (in misura sempre minore). Un romanzo scritto da un giovane autore pakistano (Mohsin Hamid) che raconta l'ascesa di un suo simile nella New York pre 11/9. Un ragazzo che arriva da Lahore, si laurea con il massimo dei voti a Princeton, diventa il miglior analista finanziario dell'azienda che lo assume. Una storia che - se fosse stata scritta da un occidentale - avrebbe molto probabilmente portato al classico lieto fine: una carriera sempre più sfolgorante, una bella famiglia con tanti figlioletti, una splendida casa con vista su Central Park. Ma Hamid è pakistano, e pur amando l'America a dismisura (proprio come ho fatto io), dopo l'11/9 capisce che qualcosa si è incrinato irrimediabilmente e neanche troppo lentamente si spacca. Le considerazioni di Hamid sono di una lucidità e di una chiarezza esemplari, l'analisi anche politica che fa degli Stati Uniti è profonda seppur sintetica. Fatta da uno che li conosce bene, gli Stati Uniti e gli americani. Alla fine l'epilogo è quello che non ti aspetti, o forse sì. Il risultato è un romanzo breve ma intenso, che io consiglierei soprattutto a tutti coloro che hanno amato gli USA e continuano ad amare la loro parte migliore, quella della musica, della letteratura, del cinema, dell'arte. Quella progressista che ci ha fatto respirare un'aria di libertà che nemmeno immaginavamo, che ci ha fatto conoscere poeti e scrittori che ci hanno aperto la mente, che ci ha fatto amare la strada come sinonimo di vitalità, che ci ha fatto vivere e gioire con la sua musica. Quella migliore, per intenderci. Quella che ancora oggi, nonostante tutto, continuo a sognare. A sognare che ritorni.
P.S. Anche io avrei fatto quello che ha fatto Changez

Il fondamentalista riluttante, di Mohsin Hamid (Einaudi), pagg. 134, € 14,00

2 commenti:

ErSorMarchè ha detto...

Vi consiglio “GOMORRA” di Roberto Saviano, avente come sottotitolo "viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra”. Un viaggio in una realtà che ci appare lontana, ma che ci è, tragicamente, vicina. Un saggio che sembra scritto più che da uno scrittore, da un cronista inviato al fronte, di più, da un infiltrato alla Donnie Brasco (“che te lo dico a fare"). Come vengono smaltiti i rifiuti delle oneste e pulite fabbriche del nord? O una parte della polvere delle strade di Milano? Come fanno i cinesi ad invaderci con i loro prodotti scadenti? Perché la terra della Campania non produce più verdura, frutta o qualsiasi altra cosa?
Da leggere. L'autore è stato condannato a morte dalla camorra e vive sotto protezione.

Anonimo ha detto...

Anche il libro di Andrej Longo "Dieci" è molto bello.
Ale