08/05/15

Oh, io c'ero!


Ai concerti in Italia ormai la (maggior parte della) gente ci va non per ascoltare musica, vedere uno spettacolo, divertirsi, emozionarsi. No. Ci va per poter dire agli amici, ma soprattutto allo sconosciuto popolo della rete, 'Oh, io c'ero!'.
Non è più importante condividere la gioia della musica. No. È fondamentale condividere l'immagine istantaneamente. Una miriade di schermi di telefoni e tablet rivolti verso il palco per immortalare e ri-trasmettere immediatamente al mondo quello che tu credi di vedere. Tu non guardi più il palco, tu guardi lo schermo del cellulare per poter dimostrare a tutti che stavi veramente lì. Peccato che così però ti  perdi tutta l'essenza del concerto.
È successo la scorsa settimana ai concerti di Ligabue, è successo ieri sera allo show di Gianna Nannini che non cantava così bene da anni. Una performance di altissimo livello. Peccato che la (maggior parte della) gente non sene sia neanche accorta, perché era talmente impegnata a guardare lo schermino, mandare messaggi, postare immagini, da dimenticarsi di sentire il concerto.
Il rock è passione, coinvolgimento, liberazione. Il rock va vissuto con la forza dell'anima e il sudore dell'emozione. Il rock è immediato, non mediato da un cellulare o da un tablet. Il rock è vita vissuta, è sogno da realizzare, è speranza. Ma questo passa in secondo piano, anzi dietro a un minuscolo vetro che vorrebbe - e alla fine ci riesce pure -sostituirsi al tuo occhio.
Il risultato è un pubblico molle e distratto che – eccezion fatta per i fedelissimi sotto al palco –non si fa più toccare dalla musica. Sì, canta pure tutte le canzoni, ma lo fa come lo far la mattina sotto alla doccia, come un riflesso condizionato. Non le ascolta, non le vive, le rimanda solo all'esterno, a chi non è lì, solo per poter dire 'Oh, io c'ero'. E anche chi sta sul palco se ne accorge.
È il segno dei tempi, il riflesso della società in cui viviamo dove non conta uscire con gli amici per ridere e scherzare, parlare e discutere, ma fare la lista di quanti ne hai su facebook; dove non è importante guardare una persona negli occhi per capire se la ami ma elencare le persone con cui hai chattato in rete per poi poterci uscire al massimo tre volte; dove non esiste più il confronto – e il contrasto – con gli altri, ma vale solo il numero di like che riesci a totalizzare quando pubblichi un post, che spesso è una frase del tuo cantante preferito. Quello stesso cantante che magari la sera prima sei andato a vedere ma che non hai “sentito” perché dovevi guardare il tuo cellulare.

Ecco, a me piacerebbe davvero tanto che uno di questi artisti facesse un gesto estremo, rivoluzionario e davvero rock. Quale? Invitare la (maggior parte della) gente a mettere via telefonini e tablet, per godersi finalmente il concerto, la musica, le parole, la compagnia e la gente che hanno intorno, mostrandogli - per una volta - tutta la loro aridità.

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