
“Quello degli Who è stato il mio primo concerto rock, visto alla fine degli anni ’60. Per loro era la prima tournée in America. Io avevo 16 e la faccia piena di brufoli. Tutto quello che sapevo era che in qualche modo quella musica e la potenza distruttiva di quegli strumenti perfetti mi riempivano di una gioia incredibile. Gli Who sono stati la mia prima fonte di ispirazione, soprattutto in un concerto per il ballo di fine anno con la mia prima band, i Castiles, che facemmo nel piano interrato della St.Rose of Lima, che era una scuola cattolica: comprai una bomba fumogena e una luce stroboscopica e le portai al concerto. Alla fine della serata accesi sia la bomba che il faro stroboscopico nel seminterrato della scuola e mi arrampicai in cima al mio amplificatore tenendo in mano un vaso di fiori che avevo rubato da qualche classe del piano di sopra. Quando la suora mi ha guardato inorridita, ho alzato le braccia al cielo e ho lanciato il vaso sulla pista da ballo spaccandolo in mille pezzi!”.
Springsteen ha poi continuato il suo discorso facendo un’investitura totale al suo collega inglese:
“Pete, sono qui stasera per farti le mie congratulazioni, davvero meritate. E per ringraziarti non soltanto per dischi come ‘Who’s Next’ o ‘Who are you’, ma soprattutto per quello che sono io oggi”.
“Pete, sono qui stasera per farti le mie congratulazioni, davvero meritate. E per ringraziarti non soltanto per dischi come ‘Who’s Next’ o ‘Who are you’, ma soprattutto per quello che sono io oggi”.
La serata si è conclusa con una grandissima versione di Won’t Get Fooled Again che ha visto sul palco, oltre a Roger Daltrey Pete Townshend e Bruce Springsteen, anche Billy Idol, Joan Jett, Willie Nile, e mandato in visibilio i 2.000 (fortunatissimi) spettatori presenti.
Cose che solo a New York City accadono…
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