15/04/11

HABEMUS NANNI



Per due anni ha fatto il direttore del festival del cinema di Torino, poi si è dedicato al suo nuovo film e a distanza di 5 anni da "Il Caimano" è tornato in sala: Nanni, Moretti ovviamente. Un essere di caratura decisamente superiore rispetto non solo alla media ma anche all'eccellenza cinematografica italiana e non. O lo ami incondizionatamente, o lo odi profondamente: come tutte le grandi personalità e i grandissimi artisti, Nanni Moretti non ammette mezze misure. E io - lo dico con grande convinzione - appartengo alla prima categoria, ovvero a coloro che lo amano incondizionatamente. Ma questa volta - nonostante quello che diranno i suoi detrattori - Nanni ha fatto un film di grande raffinatezza, stile, poesia, esattamente come era stato per "La stanza del figlio" (2001). Lì si raccontava del dolore più grande che esista, la morte di un figlio, qui si mostra la debolezza umana, amplificata a dismisura fino a diventare assolutamente insostenibile quando tocca un uomo che deve diventare la guida di un miliardo di persone, ovvero il rappresentante di Dio in Terra, il Papa.

Moretti non è credente, così come non lo è il suo personaggio, uno psicanalista affermato, "il più bravo di tutti" come gli riconoscono e gli ricordano coloro che lo circondano, e "Habemus Papam" è un grande film laico che guarda con tenerezza, rispetto e comprensione alle difficoltà e alle debolezze umane. Il cardinale che non ce la fa ad accettare il ruolo di Sommo Pontefice è un uomo comune (Michel Piccoli), con tutto ciò che ne consegue, e non il rappresentate di Dio in Terra. E' un uomo che quando si confronta con la realtà esterna, con la vita quotidiana, scopre un mondo di cui non ricorda più nulla. Si finge attore e la metafora calza perfettamente: recitare una parte di fronte a gente che non conosci mettendosi una maschera dietro cui puoi nascondere tutto, perfino la tua debolezza e la tua sensazione di inadeguatezza.

Moretti è intelligente, colto, raffinato, ma anche ironico, divertente, profondamente romano. E il suo nuovo film è esattamente così: intelligente (affronta un tema tanto comune quanto difficile da esplorare come il senso di inadeguatezza che provano moltissime persone), colto (basterebbe la citazione di Cechov nella scena del teatro), raffinato (le riprese, i costumi, il linguaggio utilizzato anche in strada dove non si sente mai una sola parolaccia), ironico (il personaggio dello psicanalista è un gioiello di ironia ma anche quello di molti cardinali, così come il torneo di pallavolo organizzato per rendere meno pesante l'attesa), divertente (alcune battute e alcune espressioni del Prof. Brizzi, ovvero Moretti, sono esilaranti), profondamente romano (ci sono una serie di citazioni e di immagini immediatamente riconoscibili a chi è nato e vive a Roma che costituiscono quasi un percorso a sé all'interno del film).

Il suo film è un'ode alla comprensione, in senso lato: "C'è bisogno di un grande cambiamento, c'è bisogno di un papa - dice il "suo" papa - che sappia comprendere e dialogare con tutti", così come c'è bisogno di comprendere le debolezze umane, di tutti gli uomini senza alcuna distinzione. E se perfino Nostro Signore può sbagliare scegliendo il cardinale meno adatto a diventare papa, allora questo sì che è un grande cambiamento.

Nanni Moretti, insomma, è tornato al cinema, insieme a Paolo Sorrentino (e al suo "This must be the place") concorrerà a Cannes per la Palma d'Oro e non c'è dubbio che il suo "Habemus Papam" ci renderà orgogliosi - una volta tanto - di essere italiani. Perché Nanni Moretti, proprio come il Prof. Brizzi, è "il più bravo di tutti".

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