Ci ho pensato un po’, ci ho dovuto pensare un po’, per scrivere qualche riga, qualche parola che potesse esprimere il mio pensiero, il mio ricordo, la mia stima e la mia gratitudine per Pierluigi Tabasso. Un compito difficilissimo se non addirittura impossibile, perché nessuna parola potrà rendere il giusto omaggio ad un uomo così speciale, ad un gentiluomo che se hai avuto la fortuna di incontrare una volta nella tua vita, non lo dimentichi più.
Quando
l’ho incontrato io, nel 1991, ero una giornalista sconosciuta con la passione
per la musica, per il rock, per l’America e per Bruce Springsteen, sul quale
avevo perfino scritto la mia tesi di laurea. Non avevo mai fatto radio in vita
mia. Queste erano le mie credenziali, le uniche carte che potessi giocarmi con
il Signor Tabasso. Non avevo santi protettori in Rai, non conoscevo nessuno che
potesse agevolare il mio ingresso nell’azienda radio-televisiva più importante d’Italia.
Figuriamoci se potevo mai pensare di poter condurre la mia trasmissione
radiofonica preferita dell’epoca, “RaiStereoNotte”. Attraverso quel programma
avevo conosciuto tanta musica, tante canzoni, tante voci, tanta roba. Avevo
imparato ad apprezzare generi musicali talmente distanti dalla mia formazione
che mai avrei creduto avessero potuto conquistarmi. Sarà stato il fascino della
notte o la bravura dei conduttori che si alternavano a quel microfono. In
realtà una persona che apparteneva a quel mondo la conoscevo: Maurizio Iorio,
springsteeniano anche lui e tra i conduttori di RaiStereoNotte. Fu lui a
suggerirmi di inviare una lettera a Tabasso che si rammaricava sempre del fatto
che non ci fossero voci femminili in quel programma. Io dissi a Maurizio “Ma se
non ho mai fatto radio, nemmeno quella di quartiere, se non conosco nessuno in
Rai, ma come possono prendere me?”. Lui mi rispose “Tu scrivigli perché Tabasso
detesta i raccomandati e anzi quando gli segnalano qualcuno è proprio il
momento che non lo prende”. Io scrissi una lettera che tenni per un anno intero
nella mia agenda, fino a che Maurizio non tornò a Roma per una nuova sestina di
Stereonotte. E solo a quel punto, dopo un nuovo invito a spedirla quella
benedetta lettera, presi una delle decisioni più belle e importanti della mia
vita. Dopo una settimana esatta, un signore mi telefonò a casa e mi disse “Sono
Pierluigi Tabasso ho letto la sua lettera e vorrei incontrarla”. Quando entrai
nel suo ufficio mi tremavano le gambe ma lui con il suo garbo, la sua
gentilezza e la sua infinita educazione mi mise subito a mio agio chiedendomi
di darci del tu. Mi fece parlare un po’, rassicurandomi sul fatto che non
avessi mai fatto radio in vita mia. “Non ti preoccupare, non conta quello, per
quello ci sono i tecnici, è importante quello che hai da dire”. Aggiunse che mi avrebbe telefonato presto per
farmi iniziare a febbraio del 1992, e fu di parola. Non potevo crederci! Era come pubblicare un
romanzo con Rizzoli senza aver mai scritto una riga oltre al tema della
maturità, o salire sul palco con Springsteen come corista dopo aver cantato
solo alle scuole elementari al saggio di fine anno, o come debuttare in serie A
con la Juventus dopo aver giocato solo sulla spiaggia con gli amici. Furono quattro mesi indimenticabili per me
durante i quali incontrai colleghi meravigliosi, tecnici e registi fantastici,
ma soprattutto ebbi modo di conoscere un uomo straordinario come Pierluigi
Tabasso. Da lui imparai che la calma e la gentilezza sono le migliori doti per
gestire qualsiasi situazione. Che la competenza e la preparazione fanno la
professionalità. Che la presunzione non porta da nessuna parte. Che la
millanteria viene sempre scoperta, prima o poi.
Tabasso mi chiamò di nuovo nel 1994, per una nuova sestina da febbraio a
giugno, e nonostante il ’94 sia stato il peggior anno della mia vita, quei
quattro mesi rimangono tra i ricordi più belli e indelebili nella mia memoria.
Non potrò mai dimenticare le sveglie alle 2.15 per il turno dalle 3 alle 4.30,
le colazioni alla fine del turno 4.30-6.00, prima di rimettermi a dormire per
quell’ora e mezza che mi consentiva di andare in redazione con qualche energia
in più, le stranezze delle trasmissioni quando scattava l’ora legale. Così come
non potrò mai dimenticare gli studi di Via Po, quelli di Via Asiago, quelli di
via del Babuino (dove oggi c’è l’Hotel de Russie) e quelli di Saxa Rubra. Ma
soprattutto non potrò mai dimenticare la saggezza e la classe di Pierluigi
Tabasso, un galantuomo davvero di altri tempi, e la sua lungimiranza che gli
fece capire – decenni prima di tutti gli altri – che la notte ha un fascino
tutto suo e che se la riempi di musica di qualità e di chiacchiere a farti
compagnia salvi la vita a tante persone. Esattamente come fa il rock’n’roll.
Per
tutto questo (e molto altro ancora), grazie a Pierluigi Tabasso.
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