16/04/12
DIAZ - Don't clean up this blood
Ho visto DIAZ e mi sono vergognata di essere italiana. Mi sono sentita offesa e umiliata. Non potevo credere, allora nel 2001, e stento ancora a crederlo oggi nel 2012, che nel mio paese, uno degli 8 più industrializzati al mondo, uno stato democratico, possa essere accaduta una mattanza e un'aberrazione simile. Non potevo e non posso credere che nessuno abbia detto nulla, che tutti i responsabili e gli esecutori di questo scempio siano rimasti al loro posto, a parte uno che nel frattempo è morto.
Poi però mi sono sentita anche orgogliosa di essere italiana, perché c'è ancora gente come Daniele Vicari e Domenico Procacci, come Elio Germano e Caludio Santamaria e tutti gli altri attori e le persone che lavorano dietro le quinte che fanno film così. Con coraggio, abnegazione, sacrificio, coscienza e orgoglio. E' il sintomo che esiste un'Italia migliore, dobbiamo solo aiutarla a crescere e a farla emergere. Il film è bellissimo ancorché durissimo. Alla fine sono stata male, sono uscita dal cinema scioccata, io come tanti di quelli che erano in sala, perché l'angoscia, l'orrore, il terrore che tutto ciò si possa ripetere non ti lascia mai durante tutto l'arco del film. Quando pensi di essere uscito da un incubo, ecco che il montaggio - geniale - ti scaraventa senza alcuna pietà in un altro addirittura peggiore del precedente. Che non finisce mai, perché ce n'è subito un altro in cui sprofondare un attimo dopo. Dopo la Diaz c'è Bolzaneto, dopo Bolzaneto c'è Voghera. E tu sei lì, inchiodata alla poltrona che vorresti piangere e non ci riesci perché anche le lacrime nel frattempo si sono pietrificate. E' un vortice di violenza insensata, di prevaricazione ingiustificata, di arroganza e di crudeltà fini a se stesse che hanno devastato la vita di 93 persone. Per sempre. E tu pensi che poteva capitare anche a te forse, o a qualcuno che conosci, e ti sembra tutto ancora più folle. E ti chiedi - ancora una volta - ma perché nessuno stato straniero, nessun ambasciatore, nessun console, abbia mai chiesto/fatto/detto/ nulla su quella che Amnesty International ha definito la più grave sospensione dei diritti umani in un paese occidentale dalla seconda guerra mondiale. La risposta però, ahimé, è sempre la stessa, la prima che ti viene in mente, da 11 anni a questa parte.
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